Scalare il lato perennemente in ombra di una montagna può essere un’esperienza mozzafiato, che mette a dura a prova il corpo e la mente. Per raggiungere la cima il ghiacciatore deve muoversi su un elemento che si trasforma in continuazione, in un ambiente freddo e ostile; con gesti rapidi e sicuri deve superare pareti lunghe e scarsamente protette, per poi scende
re entro il tempo prestabilito. Sul ghiaccio pino gli scalatori sfruttano le caratteristiche della superficie, cercando delle cavità, dei buchi e delle cenge per posizionare le protezioni per appoggiare i ramponi, per fissare i punti assicurazione. A differenza del rocciatore, chi arrampica sul ghiaccio non è a contatto diretto con la superficie della montagna, ma deve fate completo affidamento sugli attrezzi, sulla piccozza e sui ramponi, accontentandosi di ancoraggi e protezioni non sempre sicuri.
Arrampicare senza ramponi
Nell’arrampicata alpina spesso capita di dovere attraversare dei brevi tratti coperti di ghiaccio o di neve gelata. Per superarli senza i ramponi bisogna arrampicare passando da una posizione di equilibrio all’altra, senza sbilanciarsi. Nella posizione di equilibrio il piede interno (quello a monte) si trova davanti e più in alto di quello esterno (a valle). La piccozza, impugnata con la mano che si trova a monte, si sposta solo dopo che il corpo e i piedi si sono assestati in posizione di equilibrio, e i piedi si muovono solo dopo che la piccozza è stata spostata in avanti. Dovete spostare il peso del corpo in modo uniforme, senza gesti bruschi o sbilanciamenti, come per la tecnica di aderenza sulla roccia. Mentre arrampicate, cercate delle irregolarità sulla superficie del ghiaccio, come le conche di ablazione (delle piccole cavità formatesi per effetto del calore) o delle rocce incastrate, da usare come appoggi per i piedi. Se il pendio è troppo ripido per poter procedere in sicurezza con la tecnica dell’equilibrio, e decidete comunque di salire senza ramponi, considerate la possibilità di scegliere una via alternativa, oppure gradinate. Intagliare dei gradini nel ghiaccio o nella neve è un buon metodo, se può essere effettuato in tempi brevi e in modo efficiente.
Intagliare gradini
Per i primi alpinisti intagliare dei gradini era l’unica alternativa possibile per arrampicare sul ghiaccio ripido o sulla neve dura. L’introduzione dei ramponi ridusse la necessità di gradinare senza mai rimpiazzare del tutto questo tecnica. Ci sono molti buoni motivi per impararla: per esempio, potrebbe capitarvi di incontrare un breve tratto ghiacciato e non avere i ramponi con voi, oppure l’area ghiacciata potrebbe essere così piccola che non varrebbe la pena perdere tempo per mettere i ramponi; un rampone rotto, un compagno ferito o inesperto sono ragioni altrettanto valide per imparare a gradinare. In altri casi, anche se avete i ramponi, un gradino potrebbe darvi maggior sicurezza, oppure servire da piattaforma per una breve pausa. Inoltre, dovete essere in grado di ricavare nel ghiaccio una piattaforma per una sosta.
La paletta della piccozza può essere usata per gradinare in due modi diversi: per sferzare il ghiaccio, facendo oscillare la piccozza con un movimento quasi parallelo alla superficie, creando un gradino superficiale (fig. 18.10), oppure per colpire il ghiaccio con un’oscillazione perpendicolare alla superficie, scavando un gradino a nicchia. In entrambi i casi usate sempre un lacciolo da polso, in modo da sgravare il peso dalla mano che effettua l’oscillazione, e per evitare il rischio che la piccozza vada smarrita.
GRADINI SUPERFICIALI: la tecnica più utilizzata è quella che serve a creare dei gradini superficiali, per superare pendii poco ripidi o moderati, in salita o in discesa. Per intagliare un gradino per la salita, mettetevi in posizione di equilibrio, impugnando la piccozza con la mano interna (quella a monte, fig. 18.11); formate due gradini, facendo oscillare la paletta parallelamente rispetto al piede che si trova a monte, tenendola lontano dal corpo. Eseguite l’oscillazione con la spalla, tagliando il ghiaccio con la paletta e lasciando che sia il peso della piccozza a fare la maggior parte del lavoro. Con una serie di oscillazioni successive asportate il ghiaccio dal gradino, cominciando dal calcagno e lavorando verso la punta. Asportate i pezzi di ghiaccio con la paletta e rifinite il gradino con la becca e la paletta.
GRADINI A NICCHIA: questo tipo di gradino viene usato per salire in diagonale su pendenze maggiori. Ogni gradino deve essere leggermente inclinato verso la parete della montagna, in modo da evitare che lo scarpone scivoli verso il basso e all’esterno del gradino. Sui pendii poco ripidi è sufficiente che il gradino contenga solo una piccola parte dello scarpone, ma se la pendenza aumenta deve essere abbastanza grande da riuscire a contenere la prima metà del piede. I gradini non devono essere troppo distanti l’uno dall’altro, in modo che possano essere usati comodamente da tutti i componenti della cordata. Per l’ascensione su ghiaccio ripido i gradini devono essere posizionati a una distanza più o meno pari alla larghezza delle spalle, in modo che la progressione sia agevole. Ogni scalino serve sia come appiglio per le mani sia come appoggio per i piedi, dunque deve essere dotato di un piccolo labbro per facilitare la presa.
SCALINATA: per scendere da un pendio ghiacciato con i gradini, il metodo più rapido consiste nel creare una “scalinata” di gradini a nicchia, che scenda quasi verticalmente lungo il pendio. Per intagliare due gradini in sequenza, partite da una posizione di equilibrio, guardando verso valle; intagliate due gradini a nicchia proprio sotto a quelli nei quali vi trovate; quando i nuovi gradini sono pronti, spostate prima il piede esterno (quello a valle), poi quello interno (a monte). Per intagliare un solo gradino alla volta, partite sempre da una posizione di equilibrio, intagliate il gradino per il piede esterno (a valle), quindi spostate il piede nel nuovo gradino; poi preparate lo scalino per il piede interno (a monte) e spostate la gamba. Alcuni scalatori preferiscono calarsi in corda doppia, anziché gradinare su un pendio ghiacciato.
Arrampicare con i ramponi
I ghiacciatori in genere usano una delle due tecniche di base, quella francese e quella tedesca. La scelta dipende dall’inclinazione del pendio, dalle condizioni del ghiaccio, dalla loro abilità e dal grado di fiducia in se stessi. Anche se ognuna
delle due tecniche presenta vantaggi propri, nell’arrampicata alpina moderna si tende ad associare i due metodi. La padronanza della tecnica francese e di quella tedesca è fondamentale per arrampicare su terreno alpino, soggetto a cambiamenti continui. Nella parte seguente forniamo una breve descrizione delle due tecniche, con esempi pratici di applicazione su terreni con caratteristiche specifiche.
La tecnica francese (a piede piatto)
La tecnica francese, chiamata anche a piede piatto, è il metodo più semplice e pratico per salire su pendii da poco ripidi a ripidi, coperti di ghiaccio o neve dura. Questa tecnica richiede un buon equilibrio, un certo ritmo, una buona flessibilità delle articolazioni e una buona dimestichezza con l’uso dei ramponi e della piccozza. I particolari di questo metodo sono descritti nei paragrafi successivi.
La tecnica tedesca
(progressione sulle punte anteriori) Sviluppata dai tedeschi e dagli austriaci per scalare la neve dura e il ghiaccio delle Alpi orientali, la tecnica tedesca, più conosciuta come progressione sulle punte anteriori, consente a un ghiacciatore esperto di arrampicare sui pendii ghiacciati più ripidi. Grazie a questa tecnica anche uno scalatore di media abilità può superare rapidamente dei tratti che con la tecnica francese sarebbero molto difficili o addirittura inaccessibili. La tecnica tedesca assomiglia molto a quella utilizzata per creare d gradini nella neve con i piedi, ma invece di calciare la neve con lo scarpone, in questo caso il calcio viene tirato con le punte anteriori dei ramponi; una volta bloccato il rampone nel ghiaccio, si fa un passo verso l’alto con l’altro piede. Come per la tecnica francese, la progressione sulle punte anteriori richiede un buon ritmo e molto equilibrio, perché il peso del corpo deve essere ben bilanciato sui ramponi. I movimenti devono essere sicuri e decisi, sia quando si piantano le punte, sia quando si posiziona l’attrezzo da ghiaccio, sia quando si trasferisce il peso verso l’alto.
La tecnica americana (o combinata)
La moderna tecnica di arrampicata su ghiaccio si è sviluppata a partire dallo stile francese e da quello tedesco. Come sulla roccia, per scalere il ghiaccio occorre un lavoro di piedi esperto e sicuro, in modo da mantenere l’equilibrio riducendo al minimo la fatica. La tecnica piede piatto in genere viene usata sui pendii a bassa inclinazione e su un tipo di ghiaccio che consente una facile penetrazione dei rampini, mentre la progressione sulle punte anteriori è più usata sui pendii con inclinazione superiore a 45° e su ghiaccio molto duro. In pratica, la maggior parte dei ghiacciatori alternano i due stili in un approccio combinato, chiamato anche tecnica americana.
Qualunque sia la tecnica utilizzata, la cosa fondamentale è un uso esperto e sicuro dei ramponi. Facendo pratica su pendii poco ripidi o moderati si acquisiscono esperienza, sicurezza, e quella dose di aggressività necessaria ad affrontare pendenze maggiori. Un ghiacciatore esperto, indipendentemente dal fatto che salga a piede piatto o sulle punte anteriori. deve compiere gli stessi movimenti lenti e
decisi di un rocciatore, sia quando pianta le punte nel ghiaccio, sia quando trasferisce il peso da un piede all’altro. Per arrampicare con i ramponi serve una certa audacia; non bisogna temere l’esposizione, concentrandosi solo sulla salita. Tuttavia, ricordate che audacia non significa incoscienza, ma sicurezza nata dall’esperienza e dall’entusiasmo, coltivata durante le molte ore di esercizio sui seracchi o nelle gole ghiacciate, maturata durante ascensioni sempre più lunghe e impegnative.
I termini dell’arrampicata su ghiaccio
La tabella 18.3 contiene l’elenco delle tecniche di arrampicata su ghiaccio che prevedono l’uso dei ramponi e della piccozza, con l’indicazione della pendenza approssimativa sulla quale vengono rispettivamente utilizzate. In alcuni casi viene usato il termine francese, indicato fra parentesi. La parola francese pied significa piede , mentre il termine francese piolet vuol dire “piccozza”. Le definizioni che contengono la parola pied si riferiscono al lavoro di piedi, mentre quelle che includono il termine piolet descrivono la posizione della piccozza.
Le tecniche elencate non vengono usate esclusivamente in una situazione particolare, ma trovano applicazione su vari tipi di neve o di ghiaccio. Nel praticare gli stili sottoelencati, ricordate che quando le punte dei ramponi sono ben affilate la fatica diminuisce, poiché il peso del corpo è sufficiente a piantarle saldamente nel ghiaccio.
Arrampicare su pendii da poco ripidi a moderati
Usando la tecnica francese
La tecnica francese, o a piede piatto, è essenziale per l’arrampicata su ghiaccio alpino. Le suole degli scarponi devono essere parallele alla superficie del ghiaccio e i piedi devono rimanere leggermente distanziati l’uno dall’altro, per evitare che la punta di un rampone rimanga impigliata nelle cinghie dell’altro. Piantate saldamente le punte nel ghiaccio; usate la piccozza nella posizione a bastone (figure 18.12 e 18.13), tenendola con l’impugnatura di autoarresto.
Sui pendii poco ripidi, all’inizio dovete semplicemente camminare; per riuscire a tenere le suole parallele alla superficie, è necessario avere una buona mobilità delle caviglie; in questo caso è meglio usare degli scarponi morbidi, per facilitare il movimento del piede. Se avete degli scarponi con lo scafo, allentate le stringhe all’altezza della caviglia. Per ridurre lo sforzo delle caviglie, ruotate progressivamente gli scarponi verso valle, man mano che la pendenza aumenta.
Quando il pendio diventa leggermente più ripido, allargate le punte dei piedi, nella posizione a papera (fig. 18.12); tenete le ginocchia leggermente piegate e bilanciate il peso sulle gambe; continuate a usare la piccozza nella posizione a bastone.
Se la pendenza aumenta ancora, e da poco ripido il pendio diventa moderato, continuando a camminare con i piedi a papera affatichereste troppo le caviglie, quindi è il momento di voltarsi lateralmente rispetto al pendio e salire in diagonale. In questa fase è importante che la pianta del piede aderisca completamente alla superficie, e che tutte le punte dei ramponi siano piantate nel ghiaccio (fig. 18.13). Quando si usa questa tecnica per la prima volta, in genere si ha la tendenza a spostare il peso sul bordo esterno dei ramponi, con il rischio che slittino sul ghiaccio, causando la perdita di equilibrio. Non cedete alla tentazione di sollevare i piedi, e tenete le punte dei ramponi ben piantate nel ghiaccio per tutto il tempo. Partite con i piedi voltati verso la direzione di marcia. Man mano che la pendenza aumenta, ruotateli progressivamente verso il basso, in modo che riusciate a tenerli piatti. Quando il pendio diventa ancora più ripido, riducete lo sforzo delle caviglie girando sempre di più le punte verso valle in modo che, flettendo le caviglie in avanti e piegando le ginocchia nella direzione opposta al pendio, sia più facile far aderire la pianta del piede alla superficie (fig. 18.14). Sui pendii molto ripidi le ginocchia devono essere completamente girate verso valle.
Quando da poco ripido il pendio diventa moderatamente ripido, tenere la piccozza nella posizione a bastone diventa piuttosto scomodo, ed è più sicuro passare alla posizione incrociata (fig. 18.14). Con la mano interna afferrate il manico proprio sopra il puntale, con quella esterna tenete la testa della piccozza con l’impugnatura di autoarresto, con la becca in avanti. Infilate il puntale nel ghiaccio, tenendo il manico perpendicolare al pendio; nella posizione incrociata la maggior parte della forza esercitata sulla piccozza deve provenire dalla mano che afferra il manico, mentre quella sulla testa serve a tenere la piccozza in posizione stabile e a impedire allo scalatore di chinarsi verso il pendio. Per evitare di piegarsi a monte bisogna usare una piccozza lunga, e non un attrezzo da ghiaccio con il manico corto. Anche i ghiacciatori più esperti hanno serie difficoltà a mantenere la posizione corretta con una piccozza corta.
Spostatevi diagonalmente verso l’alto con una sequenza di due passi, come se doveste salire su un pendio innevato senza ramponi. Ricordate di tenere i piedi piatti per tutto il tempo, con la suola aderente alla superficie. Partite da una posizione di equilibrio, con il piede interno (quello a monte) davanti e sopra a quello esterno (fig. 18.14a); da questa posizione spostate il piede esterno davanti e sopra a quello interno, passando in una posizione di non equilibrio (fig. 18.14b); incrociate la gamba esterna davanti al ginocchio di quella interna; se l’incrocio viene fatto all’altezza della caviglia, la stabilità viene compromessa, e fare il passo successivo diventa piuttosto complicato. Per ritornare nella posizione di equilibrio, spostate verso l’alto il piede interno, facendolo passare da dietro, e posizionatelo di nuovo davanti a quello esterno (fig. 18.14c). Mantenete il peso del corpo sui ramponi; evitate di chinarvi verso il pendio, con il rischio che le punte escano dal ghiaccio; cercate di camminare nei punti meno ripidi o dove il ghiaccio presenta delle irregolarità, in modo da alleviare la tensione sulle caviglie e risparmiare energia.
Durante la salita in diagonale, piantate la piccozza a circa un braccio di distanza sopra di voi (come mostrato nella figura 18.14a), prima di compiere la sequenza di due passi. Indipendentemente dal fatto che stiate usando la piccozza nella posizione a bastone o in quella incrociata, dovete piantarla alla distanza giusta, in modo da ritrovarla di fianco al bacino, dopo che siete tornati nella posizione di equilibrio, una volta conclusa la sequenza di due passi (fig. 18.14c).
Per cambiare direzione durante l’ascesa in diagonale di un pendio di inclinazione moderata, usate la tecnica descritta per curvare sulla neve senza ramponi, ma tenendo la pianta del piede aderente alla superficie. Dalla posizione di equilibrio, piantate la piccozza proprio sopra di voi; spostate in avanti il piede esterno (quello a valle), passando in una posizione di non equilibrio, più o meno alla stessa altezza dell’altro piede, girandolo leggermente verso monte (fig. 18.15a); afferrando la piccozza con tutte e due le mani, giratevi verso il pendio, spostando il piede interno in modo che sia girato nella nuova direzione di marcia e rivolto leggermente verso monte. A questo punto siete girati verso la parete, con i piedi leggermente divaricati (fig. 18.15b). Se questa posizione è instabile, piantate nel ghiaccio le punte anteriori dei ramponi. Tornate nella posizione di equilibrio spostando il piede che è ancora rivolto nella direzione di partenza, posizionandolo sopra e davanti all’altro piede. Impugnate di nuovo la piccozza nel modo corretto, nella posizione a bastone o in quella incrociata. Adesso siete ancora in una posizione di equilibrio, voltati verso la nuova direzione di marcia (fig. 18.5c).
Arrampicare su pendii da moderati a ripidi
Quando il pendio diventa più ripido è necessario ricorrere a delle varianti della tecnica francese, per poi passare alla tecnica tedesca, la progressione sulle punte anteriori.
Usando la tecnica francese
Su pendii da moderati a ripidi, per maggiore sicurezza è opportuno cambiare la posizione della piccozza, passando da quella incrociata a quella di ancoraggio. I piedi rimangono ade-remi alla superficie, con le punte sempre piantate nel ghiaccio.
Per usare la piccozza nella posizione di ancoraggio partite da una posizione di equilibrio. Afferrate la piccozza proprio sopra il puntale con la mano esterna, cioè quella a valle (fig. 18.16a); piantatela nel ghiaccio con un ampio movimento del braccio, infilando la becca davanti e sopra di voi, tenendo il manico parallelo al pendio (fig. 18.16b). Con l’altra mano afferrate la testa della piccozza, usando l’impugnatura di autoarresto, e fate leva sulla piccozza mentre avanzate di due passi in avanti, ritornando nella posizione di equilibrio (fig. 18.16c). Per fare in modo che i denti della becca penetrino a fondo, bloccando la piccozza nel ghiaccio, tiratela leggermente verso di voi, con un movimento delicato ma costante. Quando dovete estrarla, spingete la base del manico verso il pendio e rimuovete la becca, tirandola verso l’alto e verso l’esterno.
Per riuscire a mantenere il piede piatto a queste inclinazioni dovete allontanare il corpo dal pendio, tenendo le caviglie e le ginocchia flesse e le punte dei piedi rivolte verso valle. Continuate a salire ripetendo la solita sequenza di due passi alla volta. Sui pendii più ripidi, però, i piedi sono girati quasi completamente verso valle e dovete fare dei passi sempre più piccoli, praticamente camminando all’indietro lungo il pendio. Anche da questa posizione, continuate a piantare e a estrarre la piccozza, partendo sempre da una posizione di equilibrio. Il piede che si trova sul lato della direzione di marcia deve essere leggermente più in alto rispetto all’altro, in modo che possiate ruotare la parte superiore del corpo per piantare la piccozza con un gesto deciso.
Per cambiare direzione di marcia nell’ascesa in diagonale, usando la piccozza in posizione di ancoraggio, ripetete la stessa sequenza di passi descritta per la posizione a bastone o incrociata. Tuttavia, se la pendenza è notevole, e state salendo camminando all’indietro, per curvare vi basta cambiare la mano che impugna la piccozza e piantarla dall’altro lato. In questo caso, infatti, i movimenti sono molto ridotti, perché in pratica state salendo a ritroso.
I francesi hanno anche escogitato una posizione di riposo — chiamata pied assis — che permette allo scalatore di rilassare i muscoli delle gambe e assumere una posizione più sicura per piantare la piccozza (fig. 18.17): dalla posizione di equilibrio sollevate il piede che si trova a valle e spostatelo sotto il sedere, con lo scarpone — piatto, come sempre — rivolto verso valle, poi sedetevi sul calcagno. Si tratta di una posizione relativamente comoda, che vi permette di rimanere in equilibrio.
La tecnica del piede piatto, incontestabilmente molto preziosa, se usata tenendo la piccozza nella posizione a bastone o incrociata, permette a uno scalatore esperto di superare molte vie alpine. Per i tratti brevi su ghiaccio ripido, la salita a piede piatto abbinata all’uso della piccozza in posizione di ancoraggio può funzionare, ma oltre questo limite la tecnica francese non può andare.
Usando la tecnica tedesca
Sui pendii ripidi ghiacciati, l’uso dello stile francese e di quello tedesco si sovrappongono, e c’è spazio per tutte e due. Perlopiù gli alpinisti passano alla progressione sulle punte anteriori piuttosto in fretta, perchè la trovano più naturale e sicura. In questo modo, però, si abituano a usarla anche su pendii moderatamente ripidi, dove la progressione a piede piatto sarebbe più indicata e altrettanto sicura.
Nella tecnica francese, infatti, i muscoli sollecitati sono quelli delle cosce, mentre in quella tedesca la maggior parte del lavoro viene fatta dai polpacci, che si stancano molto più facilmente. Anche gli scalatori che preferiscono di gran lunga la progressione sulle punte frontali dovrebbero alternare i due stili per dare tregua ai loro polpacci.
Gli scarponi con lo scafo forniscono una solida base per i ramponi, rendendo più facile la progressione sulle punte. Anche gli scarponi di cuoio con le suole molto rigide possono servire
allo scopo; in alcuni casi si possono usare anche quelli semirigidi, sebbene richiedano uno sforzo muscolare maggiore, mentre quelli con la suola flessibile (fig. 18.18) non sono adatti.
La progressione sulle punte anteriori non usa soltanto le punte della prima fila, ma anche quelle della seconda, che si trovano proprio dietro a quelle frontali. Queste punte, se fissate a uno scarpone rigido e piantate nel ghiaccio in modo corretto, offrono una piattaforma sulla quale è anche possibile sostare. La posizione più stabile si ottiene piantando gli scarponi nel ghiaccio senza divaricare i piedi, perché in questo modo le punte anteriori esterne tenderebbero a uscire. Le suole degli scarponi devono essere perpendicolari alla superficie del ghiaccio, con i calcagni leggermente abbassati, in modo che anche le punte secondarie penetrino nella parete, completando la piattaforma a quattro appoggi (fig. 18.19).
Piegate leggermente le ginocchia per ridurre la tensione sui polpacci.
Resistete alla tentazione di sollevare i calcagni, perché in questo modo fareste uscire le punte secondarie dal ghiaccio, compromettendo anche la stabilità di quelle anteriori e accelerando l’affaticamento dei polpacci. Probabil
mente avrete la sensazione che i calcagni siano più in basso di quanto non lo siano in realtà, ma se è così significa che sono nella posizione giusta, cioè orizzontali. Quando superate un tratto ripido, raggiungendo una pendenza minore, dovete fare particolare attenzione, perché avrete la tendenza naturale a sollevare i calcagni, ad abbassare il livello di guardia, e ad accelerare il ritmo. Si tratta di una tentazione pericolosa, perché in questo modo le punte dei ramponi potrebbero uscire dal ghiaccio. Un buon metodo per acquisire una certa familiarità con l’uso dei ramponi e il posizionamento dei piedi consiste nel fare pratica mentre siete assicurati in moulinette da un ghiacciatore esperto, in grado di correggere il vostro stile.
All’inizio della via di arrampicata cercate di valutare la quantità di forza necessaria a ottenere un appoggio sicuro. Una volta calibrata la forza della gamba, tutto quello che serve è un unico movimento deciso. Fate attenzione a non commettere due errori molto comuni: calciare troppo forte (stancandovi inutilmente) o calciare troppo spesso nello stesso punto (rompendo il ghiaccio e rendendo più difficile trovare il giusto appoggio per il piede). Dopo aver posizionato i ramponi non muovete il piede, perché la rotazione potrebbe far uscire le punte dal ghiaccio.
La progressione sulle punte anteriori può essere accompagnata da varie posizioni della piccozza. La posizione a pugnale è indicata sulla neve dura e sul ghiaccio relativamente molle, ma è sconsigliata sul ghiaccio duro. Il movimento effettuato per piantare la piccozza nel ghiaccio, che è simile a una pugnalata, non è molto potente, e una penetrazione insufficiente della becca rende precario il posiziona-mento. Il tentativo di piantare la piccozza più in profondità vi procurerà soltanto una mano piena di lividi. Sul ghiaccio duro e sui pendii molto ripidi abbandonate la posizione a pugnale, optando per quella di ancoraggio o di trazione, usate anche nella tecnica francese.
POSIZIONE A PUGNALE BASSO: afferrate la piccozza per la paletta con l’impugnatura di autoarresto e piantate la becca nel ghiaccio, più o meno all’altezza della vita, per aiutarvi a mantenere l’equilibrio (fig. 18.20). Questa posizione è utile per superare sezioni brevi e relativamente ripide, che richiedono solo alcune mosse rapide di progressione sulle punte anteriori, e aiuta lo scalatore a rimanere nella posizione corretta, lontano dal pendio e facendo perno sulle punte.
POSIZIONE A PUGNALE ALTO: afferrate la piccozza con l’impugnatura di autoassicurazione e piantatela nel ghiaccio al di sopra dell’altezza delle spalle (fig. 18.21). Usate questa posizione quando il pendio è troppo ripido per riuscire a inserire a fondo la becca all’altezza della vita, nella posizione a pugnale basso.
POSIZIONE DI ANCORAGGIO: mentre siete in sosta sulle punte anteriori, afferrate il manico vicino al puntale e piantate la becca più in alto possibile, ma senza allungarvi troppo (fig. 18.22a). Salite facendo perno sulle punte anteriori, spostando la mano lungo il manico mentre avanzate; quando siete abbastanza in alto, afferrate la paletta con l’altra mano, con l’impugnatura di autoarresto (fig. 18.22b). A questo punto invertite la posizione delle mani sulla piccozza, passando alla posizione a pugnale basso (fig. 18.22c); quando la paletta si trova all’altezza della vita, estraetela del ghiaccio e ripiantatela più in alto. Usate la posizione di ancoraggio su ghiaccio duro e pendii ripidi.
PIOLET TRACTION: affettate la piccozza vicino al puntale e piantatela in alto, sopra di voi, poi salite facendo perno sulle punte anteriori mentre tirate il manico leggermente verso il basso (fig. 18.23). Non spostate le mani lungo il manico.
Usate questa tecnica su ghiaccio duro e ripido.
Se il ghiaccio è molto duro ed estremamente ripido, ed è difficile rimanere in equilibrio sulle punte anteriori mentre si pianta la piccozza, dovete usare un secondo attrezzo da ghiaccio. L’uso simultaneo di due attrezzi è possibile perché, fatta eccezione per la posizione di ancoraggio, in tutte le tecniche che utilizzano la piccozza per la progressione sulle punte anteriori è sufficiente l’uso di una mano sola.
Usando due attrezzi avete tre punti di appoggio, i due ramponi e uno dei due attrezzi, mentre piantate il secondo. I punti di appoggio devono essere sicuri in modo che, se uno cede, gli altri due vi impediscono di cadere mentre state posizionando il terzo sostegno. Le gambe sorreggono la maggior parte del peso con l’aiuto delle braccia, che servono anche a mantenere l’equilibrio.
Quando vi servite di due attrezzi potete portarli entrambi nella stessa posizione, oppure scegliere un metodo diverso per ciascuno. Per esempio, potete arrampicare usando entrambe le piccozze nella posizione a pugnale basso (fig. 18.24), oppure potete piantarne una nella posizione a pugnale alto e l’altra in piolet traction (fig. 18.25).
Usando la tecnica americana
Esiste uno stile veloce ed efficace, che combina la progressione a piede piatto e quella sulle punte anteriori. Si chiama posizione delle tre (fig. 18.26), perché mentre un piede fa perno sulle punte anteriori, l’altro è piatto e girato lateralmente (proprio come le lancette dell’orologio alle tre, se il piede piatto è quello destro, o alle nove, se invece è il sinistro). Questa tecnica combinata è un esempio dello stile americano.
La posizione delle tre è molto efficace per la progressione in linea verticale, ed è molto meno faticosa rispetto al solo uso delle punte anteriori. In questo modo, infatti, il carico viene distribuito su un numero maggiore di muscoli, poiché ciascuna gamba lavora in modo indipendente. Mentre arrampicate, cercate dei punti pianeggianti e irregolari, dei buchi o delle cenge per appoggiare il piede in aderenza, in modo da far riposare i muscoli del polpaccio. Usate la piccozza nella posizione che vi sembra più appropriata a quella situazione.
I ghiacciatori alternano tecniche diverse in base alle condizioni del ghiaccio. La progressione a piede piatto in genere è più sicura sulla neve ghiacciata, sulle croste gelate che coprono il manto nevoso, e sul ghiaccio molle o marcio, perché il numero delle punte che penetrano nella superficie è maggiore. Quando il ghiaccio o la neve dura sono coperti da uno strato di neve morbida, la progressione sulle mettono di aprirvi un varco nella superficie per affondare le punte nello strato sottostante, più compatto. Spesso la progressione sulle punte anteriori è la tecnica più sicura per lo scalatore medio che arrampica su ghiaccio molto duro, su tutti i tipi di pendii a eccezione di quelli poco ripidi. Se vi trovate ad avere dei seri problemi con la progressione a piede piatto, magari a causa della stanchezza, del vento forte, dell’altitudine elevata o della paura, passate e alla tecnica delle punte anteriori o alla posizione delle tre.
Arrampicare su ghiaccio verticale
Il metodo di base per arrampicare su ghiaccio verticale è la progressione sulle punte anteriori abbinata all’uso di due attrezzi da ghiaccio in piolet traction (fig. 18.28). I piedi devono essere aperti, più o meno quanto la larghezza delle spalle, e devono trovarsi sullo stesso piano, in una posizione sicura e relativamente comoda. In questo modo il vostro corpo disegnerà una specie di X sulla parete di ghiaccio. I piedi sono a livello, i calcagni leggermente abbassati, le braccia tese. Tirate gli attrezzi verso il basso e verso l’esterno con una leggera trazione, in modo che la dentatura della becca faccia presa nel ghiaccio, ed esercitate una pressione interna sulle punte dei ramponi, in una posizione simile a un dulfer poco accentuato. Per risparmiare energia scaricate il peso sui laccioli, allentando leggermente la presa sul manico dell’attrezzo.
Per salire afferrate i due attrezzi e tiratevi su, mentre spostate i piedi verso l’alto facendo perno sulle punte anteriori. Lasciate che siano le gambe a sostenere la maggior parte del lavoro, evitando di stancare troppo le braccia. A questo punto siete pronti a piantare di nuovo gli attrezzi: allungate il braccio e piantate una delle due piccozze il più in alto possibile, spostandovi leggermente di lato così da non venire colpiti dal ghiaccio rimosso o, eventualmente, dall’attrezzo che cade; poi piantate il secondo attrezzo, nello stesso modo. Fate attenzione a non piantare le piccozze troppo in alto, perché così potreste sollevare inavvertitamente le piante dei piedi, spostandovi dalla posizione corretta, cioè con le suole perpendicolari alla parete.
Al termine di questa sequenza tornerete nella posizione iniziale, a X. Ripetete tutto da capo, concentrandovi sul posizionamento corretto e metodico delle punte dei ramponi e degli attrezzi. Ricordate che il ritmo è importante quanto l’equilibrio.
Mentre estraete un attrezzo per piantarlo più in alto potreste sbilanciarvi pericolosamente. Cercate di evitare che accada spostando il baricentro verso l’attrezzo che rimane piantato nel ghiaccio (fig. 18.29a), mentre rimuovete l’altro; una volta che avete piantato la piccozza nel punto desiderato, più in alto, spostate il baricentro verso quel punto ed estraete l’attrezzo più basso (fig. 18.29b).
La tecnica di salita “a scimmia” è un buon metodo per arrampicare su sporgenze, piccoli strapiombi e sezioni verticali più lunghe.
Passaggio da un tratto verticale a uno orizzontale Curiosamente, il passaggio da una parete verticale a una cengia è una delle sequenze più impegnative. Con una sezione di ghiaccio orizzontale davanti a voi, potete abbassare un po’ il livello di guardia, dimenticando per un attimo dove dovete mettere i piedi, ma è altrettanto vero che è virtualmente impossibile piantare saldamente la piccozza con un lancio alla cieca al di sopra della cengia, quindi dovete salire abbastanza in alto da riuscire a vedere la superficie orizzontale.
Per farlo, quando siete vicini al labbro della cengia posizionate i ramponi e gli attrezzi a distanza ravvicinata, accentuando la posizione a X; poi usate la piccozza nella posizione a pugnale alto, in modo da riuscire a vedere al di sopra della cengia, e cercate un punto adatto per piantarla. In alcuni casi dovrete spostare della neve o del ghiaccio marcio, che spesso si accumulano sui piani orizzontali o sui pendii moderatamente ripidi. Piantate saldamente la becca sulla superficie della cengia, ben lontano dal labbro, poi posizionate anche il secondo attrezzo e camminate facendo perno sulle punte fino a quando non avrete superato il bordo. Ricordate che in questa fase è particolarmente importante tenere i calcagni inclinati verso il basso.
Traversata su ghiaccio da ripido a verticale
La traversata di una parete di ghiaccio ripido o verticale si basa sugli stessi principi applicabili alla progressione sulle punte anteriori. Tuttavia, poiché lo scalatore deve muoversi lateralmente, anziché verso l’alto, è più difficile riuscire a tenere il piede in posizione perpendicolare rispetto alla parete di ghiaccio, mentre posiziona le punte anteriori dell’altro piede. Se il calcagno ruota, inevitabilmente ruotano anche le punte, uscendo dal ghiaccio. Durante lo spostamento laterale anche gli attrezzi tendono a subire una rotazione.
Partite da una posizione sicura, con entrambi i piedi allo stesso livello; chinatevi verso la direzione di marcia e piantate nel ghiaccio la prima piccozza (fig. 18.30a); in questo modo l’attrezzo si trova più in basso rispetto a dove si troverebbe se steste salendo, ma non così lontano da costringere il vostro corpo a ruotare, mentre estraete la seconda piccozza. Inoltre, da questa posizione mentre attraversate potete esercitare una trazione sulla seconda piccozza, in una versione modificata del dulfer, senza farla ruotare, con il rischio che esca dal ghiaccio.
A questo punto spostate i piedi lateralmente, facendo perno sulle punte anteriori (fig. 18.30b). In alternativa potete eseguire una sequenza di due passi, incrociando la seconda gamba davanti alla prima, per poi riportare il primo piede nella posizione iniziale. Di solito, però, i ghiacciatori preferiscono lo spostamento laterale, senza incrocio, perché lo trovano più naturale e sicuro. Dopo avere spostato i piedi piantate la seconda piccozza, avvicinadola al vostro corpo, in modo da formare un angolo di circa 45°, poi spostate la prima e ,ripetete l’intera sequenza.
Discesa
Usando la tecnica francese
POSIZIONE A BASTONE: per scendere lungo pendii ghiacciati poco ripidi giratevi verso valle, piegate leggermente le ginocchia e camminate con passo fermo. Affondate nel ghiaccio tutte le punte dei ramponi, a ogni passo, e tenete la piccozza nella posizione a bastone. Man mano che l’inclinazione del pendio aumenta, piegate di più le ginocchia e allargatele, caricando il peso del corpo sui piedi, in modo che le punte penetrino a fondo nel ghiaccio (fig. 18.31). La maggior parte del lavoro viene svolto dai muscoli delle cosce.
POSIZIONE INCROCIATA: per maggiore sicurezza piantate la piccozza perpendicolarmente rispetto al pendio, nella posizione incrociata (fig. 18.32).
POSIZIONE DI SUPPORTO: per aumentare ulteriormente il margine di sicurezza usate la piccozza nella posizione di supporto (fig. 18.33): mentre scendete tenetela di fianco a voi, impugnandola al centro del manico, con la testa a monte e il puntale a valle; la becca deve essere girata verso il basso.
POSIZIONE A CORRIMANO: quando il pendio diventa più ripido, usate la piccozza nella posizione a corrimano. Impugnatela vicino al puntale e piantate la becca il più in basso possibile rispetto a voi (fig. 18.34a); iniziate a scendere, facendo scivolare la mano lungo il manico, verso la testa della piccozza (fig. 18.34b-c); esercitate una leggera trazione verso l’alto, sul manico, in modo da tenere la becca bloccata nel ghiaccio; con una piccozza a incurvatura rovescia questa posizione è meno sicura; continuate a camminare finché non avrete superato la testa della piccozza (fig. 18.34d), poi estraete la becca (fig. 18.34e) e ripiantatela più in basso.
POSIZIONE DI ANCORAGGIO: su un pendio troppo ripido per camminare senza rischi verso valle, voltatevi di lato e scendete in diagonale, nello stesso modo descritto per salire in diagonale con la tecnica a piede piatto. Tenete la piccozza nella posizione di ancoraggio (fig. 18.35); con il braccio esterno piantate la becca nel ghiaccio; con l’altra mano afferrate la testa della piccozza, usando l’impugnatura di autoarresto, poi scendete in diagonale usando la tecnica francese, facendo ruotare il manico mentre superate la piccozza.
Usando la tecnico tedesca
Sui pendii ripidi le tecniche di progressione sulle punte anteriori e le posizioni della piccozza utilizzate in salita in genere vengono impiegate anche in discesa. Tuttavia, come sulla roccia, arrampicare in discesa è più difficile, perché si ha la tendenza a camminare troppo lentamente, tenendo i calcagni sollevati, impedendo così la corretta penetrazione delle punte, oppure facilitandone la fuoriuscita dal ghiaccio. Inoltre, in discesa non si riesce ad avere una buona visuale della via (anche se camminare in diagonale può aiutare), ed è difficile piantare gli attrezzi, perché devono essere posizionati vicino al corpo, compromettendo l’efficacia di un buon lancio. In discesa l’unico modo per piantare correttamente la piccozza potrebbe essere quello di riutilizzare i fori creati durante la salita.
I ghiacciatori raramente usano la progressione sulle punte frontali in discesa, ma questo non toglie che talvolta la tecnica tedesca sia molto preziosa, per esempio in caso di ritirata da una via di arrampicata. Sapere arrampicare in discesa serve anche a rendere più sicuro il passo in salita. Tuttavia, di solito sui pendii molto ripidi i ghiacciatori ricorrono alla discesa in corda doppia.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.