Quando la temperatura scende sotto lo zero, l’acqua si solidifica.
I torrenti placano la loro furia e si trasformano in imponenti e spettacolari cascate di ghiaccio sospese nel vuoto. Il ghiaccio idrico si forma in modo graduale, e difficilmente si presenta come un’unica struttura cristallina monolitica.
Al contrario, queste formazioni di ghiaccio sono il risultato di una serie di processi di solidificazione, e sono caratterizzate da una struttura laminare o stratificata.
L’acqua ghiacciata può assumere varie forme: dal lastrone di ghiaccio ampio e liscio al rigagnolo stretto, dalla parete punteggiata di cavolfiori di ghiaccio alla lamina a traliccio, dalla colata frastagliata all’imponente colonna di ghiaccio, fino a una spettacolare pioggia di ghiaccioli sospesi nel vuoto.
Rispetto al ciclo del ghiaccio glaciale, la durata delle cascate di ghiaccio è molto breve. Durante il ciclo di gelo e disgelo di una sola stagione invernale una cascata di ghiaccio può formarsi, sciogliersi, per poi riformarsi e sciogliersi di nuovo, con l’arrivo del disgelo primaverile. Visitando nelle stagioni calde una zona di arrampicata su ghiaccio, probabilmente non riuscireste nemmeno a immagina
re come si presenta in inverno. I turisti che in estate attraversano l’Icefields Parkway del Jasper National Park di Alberta, in Canada, non potranno vedere quello che in inverno attrae i cascatisti di tutto il mondo: il Weeping Wall, la spettacolare colata di ghiaccio che sembra un enorme campo da calcio verticale.
Le difficoltà tecniche dell’arrampicata su cascate di ghiaccio aumentano sempre di più.
Lo sport ha trasceso i confini dello stile tradizionale – la semplice ascesa di formazioni ghiaccio – approdando al dry tooling (arrampicata tecnica su roccia con l’utilizzo degli attrezzi da ghiaccio e dei ramponi, nei tratti che separano le diverse formazioni di ghiaccio). L’arrampicata su terreno misto (roccia, ghiaccio sottile e ghiaccio) non è un concetto nuovo, ed è stata a lungo utilizzata per scalare le gole della Scozia, in inverno. Nel suo significato originario, arrampicata mista significava avere un piede sulla roccia e l’altro sul ghiaccio (di solito su ghiaccio sottile) ma ora gli sportivi hanno spostato l’obiettivo: nel misto moderno lo scalatore può trascorrere tanto tempo sulla roccia quanto ne passa sul ghiaccio. Spesso il tiro chiave di una via di arrampicata implica il passaggio dalla roccia a una sporgenza di ghiaccio strapiombante.
I cascatisti e i dry tooler devono fare molta attenzione al terreno che cambia improvvisamente, passando dal ghiaccio alla roccia e viceversa, ma devono anche tenere conto delle esigenze dell’ambiente. L’acciaio degli attrezzi da ghiaccio e dei ramponi può graffiare o rompere la superficie rocciosa. Nel dry tooling bisogna cercare di ridurre al minimo i danni.
Quando stabilite una via mista, tenete conto dei costumi locali. Evitate di arrampicare in aree culturalmente sensibili (per esempio su falesie con pittogrammi) e nelle zone molto frequentate dai rocciatori.
ATTREZZATURA
Questo paragrafo include alcune considerazioni specifiche sull’arrampicata di cascate di ghiaccio e sull’arrampicata mista.
RAMPONI: per arrampicare sul ghiaccio delle cascate le punte anteriori sono curve o inclinate verso il basso, mentre quelle secondarie sono inclinate in avanti. Su ghiaccio estremamente ripido o strapiombante e su terreno misto i ramponi più adatti sono quelli rigidi o semirigidi con doppia punta anteriore verticale (fig. 19.1a) o monopunta anteriore verticale (fig. 19.1b). Il modello monopunta è più adatto al dry tooling.
ATTREZZI DA GHIACCIO: la becca a incurvatura rovescia è di gran lunga il modello più utilizzato per l’arrampicata su cascate. Luso degli attrezzi da ghiaccio è sempre più diffuso nel dry tooling.
GANCI DA GHIACCIO: il gancio da ghiaccio, un tipo di protezione da piantare nel ghiaccio, è stato progettato per ghiaccio sottile e arrampicata mista. Il gancio da ghiaccio può essere utilizzato sia sul ghiaccio sia sulla roccia.
L’utilizzo dei ramponi
Il lavoro di piedi è la base della tecnica di arrampicata sul ghiaccio ripido delle cascate. Se svolto nel modo giusto, permette di caricare la maggior parte del peso sui piedi e sulla muscolatura delle gambe, piuttosto che sulle braccia, conservando preziose energie. Un buon lavoro di piedi permette di spostare il peso in modo uniforme, rendendo la salita meno faticosa. Al contrario, l’uso scorretto dei piedi vi costringe a ripetere i movimenti, con un dispendio di energia superiore e il rischio di cadere.
L’uso corretto delle punte anteriori è il cardine dell’arrampicata su ghiaccio verticale. Un buon ghiacciatore non solo deve sempre guardare davanti a sé per scegliere il punto migliore in cui piantare la piccozza, ma deve anche cercare continuamente la posizione ideale per piantare le punte, in modo da ridurre l’affaticamento dei polpacci. Come per gli attrezzi, il punto migliore in cui infilare le punte è in corrispondenza di una leggera depressione. Anche la zona che si trova appena sopra una protuberanza offre un buon appoggio.
Dopo aver trovato la posizione giusta, piantate le punte con un solo calcio deciso. Fatta eccezione per il ghiaccio rotto, stalattitico o marcio in genere sono sufficienti uno o due calci. Accertatevi che il piede sia perpendicolare alla superficie del ghiaccio. Tenete i talloni abbassati, in modo che anche le punte secondarie penetrino bene, rendendo la presa molto più stabile, e controllate che la punta dello scarpone sia completamente girata verso la parete. Per riuscire a piantare completamente le punte anteriori potrebbe essere necessario girare leggermente verso l’interno le punte dei piedi, oppure divaricarle. I ramponi monopunta possono essere infilati nei fori precedentemente creati dalla becca. Una volta che i piedi sono in posizione, cercate di tenerli ben saldi fino a quando non siete pronti a fare il passo successivo. Il nervosismo e l’incertezza indeboliscono la stabilità dell’appoggio. La distanza fra i piedi deve essere più o meno uguale alla larghezza delle spalle, o leggermente inferiore, in modo da ridurre il rischio di sbilanciarsi su un lato. È meglio fare tanti passi piccoli, piuttosto che uno lungo, per ridurre lo sforzo dei quadricipiti – anche se, in qualche caso, sarete obbligati a fare dei passi lunghi per superare le sporgenze.
Oltre alla progressione sulle punte anteriori alcuni movimenti dei piedi, che in realtà sono più affini alle tecniche di arrampicata su roccia, possono risultare molto utili anche sul ghiaccio delle cascate. L’opposizione e il contrappeso sono assai utili anche sulle cascate di ghiaccio.
L’utilizzo degli attrezzi da ghiaccio
Come la progressione sulle punte anteriori è il metodo più utilizzato nell’arrampicata su cascate di ghiaccio, la piolet traction è di gran lunga la tecnica di posizionamento degli attrezzi più diffusa. Dal momento che piantare gli attrezzi sopra la testa è molto faticoso, è essenziale cercare di ridurre al minimo il numero dei lanci della piccozza (o del martello-piccozza).
Quando arrampicate in piolet traction, comportatevi come se steste salendo in autoassicurazione. Prima di affidarvi alla piccozza, accertatevi che sia saldamente piantata nel ghiaccio, provando a caricarla con una parte del vostro peso. Eseguite questo test da una posizione relativamente sicura, mentre vi trovate in sosta sul ghiaccio. Il vostro obiettivo deve essere quello di assumere una posizione stabile e arrampicare a partire da quel punto. Se a ogni passaggio riuscite a fermarvi in una posizione stabile, l’intera salita sarà più spedita e meno faticosa. Non cadete nell’errore di affidarvi a un attrezzo posizionato male, perché questo non farà altro che minare la fiducia in voi stessi, portando a soste progressivamente più precarie e instabili.
Per posizionare la piccozza nel modo giusto e velocemente dovete scegliere con cura il punto migliore ed essere molto precisi nel lancio. Allenatevi a posizionare correttamente la piccozza al primo colpo. Un metodo valido consiste nel dare un colpetto leggero con la becca nel punto prescelto e successivamente piantare l’attrezzo con forza. Per effettuare il lancio bisogna compiere un movimento simile a quello dello squash, con uno scatto deciso del polso appena prima di colpire la palla, diverso dal movimento a polso fermo del gioco del tennis. Maggiore è l’incurvatura della becca, più accentuato deve essere il movimento
del polso per piantare l’attrezzo con l’angolazione giusta.
Le cascate di ghiaccio, inoltre, offrono molte possibilità di aggancio (fig. 19.3): sui tratti verticali spesso si formano dei grappoli di ghiaccioli, fra i quali si creano delle fessure o degli spazi vuoti, ideali per agganciare il ghiaccio con la becca. In questo caso vi basterà infilare l’attrezzo nella cavità che separa i ghiaccioli; per le colonne più grandi, invece, potete ricorrere all’aggancio orizzontale. Per questa tecnica, molto diffusa nell’arrampicata delle cascate, l’ideale è utilizzare una becca a incurvatura rovescia. Molti attrezzi da ghiaccio sono dotati di una becca dentellata anche nel punto di giunzione fra la becca stessa e il manico, il che rende l’aggancio ancora più sicuro.
Su ghiaccio di buona qualità cercate di piantare i due attrezzi uno sopra l’altro, anziché sullo stesso piano. Sfalsando gli attrezzi (invece di disporli parallelamente) e sfruttandone uno alla lotta ridurrete il numero di lanci, diminuendo il carico di lavoro da parte delle braccia (per il lancio) e delle mani (per la presa). Se avete dei dubbi sulla qualità del ghiaccio piantate i due attrezzi uno di fianco all’altro, a circa 60 centimetri di distanza, prima di estrarre le punte anteriori dei ramponi dal ghiaccio. In questo modo diminuirete il carico che grava su ciascun attrezzo, riducendo le probabilità che la becca fuoriesca dal ghiaccio sotto il peso del vostro corpo.
Progressione verticale
Esattamente come sulla roccia, l’arrampicata su cascate di ghiaccio verticali implica la combinazione di diverse tecniche da parte del capocordata e dell’assicuratore, abbinate all’uso della corda, degli ancoraggi e dei punti di protezione.
Tecnica di arrampicata “a scimmia”
La tecnica di base per arrampicare su ghiaccio verticale o strapiombante è il movimento “della scimmia”. In realtà, più che di un singolo movimento, si tratta di una sequenza di gesti effettuati su ghiaccio ripido, che consentono allo scalatore di far riposare i muscoli della mano e dell’avambraccio (fig. 19.4). Ecco l’intera sequenza
-mentre siete appoggiati sulle punte anteriori dei ramponi, con un attrezzo in piolet traction piantate la seconda piccozza sopra di voi a braccio teso, poi piegatevi verso il basso, allentando la presa sull’attrezzo e caricando il peso sul lacciolo (fig. 19.4a)
-sempre caricando il peso sull’attrezzo (e con il braccio completamente teso), spostate i piedi verso l’alto, fino a trovarvi in posizione accovacciata (in un atteggiamento che ricorda quello di una scimmia), facendo perno sulle punte anteriori (fig. 19.4b);
-allentate, ma senza estrarlo, il più basso dei due attrezzi, e guardate sopra di voi per individuare il punto in cui ripiantarlo;
-con un movimento solo rimettetevi in posizione eretta, spingendo i piedi verso il basso e tirandovi su facendo perno sugli attrezzi; poi estraete l’attrezzo più basso e piantatelo nel punto prescelto, se possibile con il braccio completamente teso (fig. 19.4c);
-piegatevi verso il basso, caricando il peso sul lacciolo, e allentate la presa sull’attrezzo che avete appena piantato (fig. 19.4d);
-ripetete le fasi dal secondo punto.
Assicurazione
Fate particolare attenzione ad attrezzare l’ancoraggio lontano dalla traiettoria di volo, in modo da non essere travolti dai detriti smossi dal capocordata. Nelle gole, preparate l’ancoraggio su uno dei lati della via di salita, sfruttando la parete laterale come riparo. In presenza di colonne o colate, cercate di posizionare l’ancoraggio dietro o di fianco alla struttura di ghiaccio, ma tenete presente che, anche se questa posizione vi ripara dal ghiaccio che potrebbe cadere dall’alto, così sistemati la comunicazione è più difficile e ci sono maggiori probabilità che la corda faccia resistenza. Nella scelta delle soste cercate un compromesso fra sicurezza e praticità.
Arrampicare da primo
Nella maggioranza dei casi i cascatisti arrampicano in cordata, tirando una lunghezza dopo l’altra, ma nelle vie più lunghe a volte ci sono dei tratti che si prestano all’assicurazione provvisoria. I tiri di corda su ghiaccio possono essere effettuati con una corda singola o con due corde, utilizzando la tecnica a due corde o a corde gemelle.
Protezioni naturali
Le cascate di ghiaccio offrono un numero maggiore di protezioni naturali rispetto ai corsi d’acqua e alle distese di ghiaccio alpino, e in molti casi per prepararle occorre meno tempo di quello necessario a piantare i chiodi da ghiaccio. Per esempio, potete infilare un anello attorno a una colonna di ghiaccio (fig. 19.5), oppure inserire un lungo chiodo da ghiaccio con una fettuccia fra due colonne o sella fessura di una colata di ghiaccio, poi farlo ruotare lateralmente e usarlo come un corpo morto. Se la colata di ghiaccio è sottile, potete creare due fori e infilarvi una fettuccia o un cordino, creando un ancoraggio abalakov. In tutti i casi sopra descritti è
consigliabile utilizzare un ammortizzatore di carico.
Chiodi e ganci da ghiaccio
I chiodi da ghiaccio sono il tipo di protezione più utilizzato sulle cascate.
Nel corso degli ultimi anni sono stati eseguiti dei test finalizzati a determinare la resistenza dei chiodi piantati nel ghiaccio idrico solido alle basse temperature (questo test è stato effettuato anche su chiodi con filettature in rilievo). Sorprendentemente è stato dimostrato che in queste condizioni i chiodi più resistenti sono quelli piantati con un’inclinazione di circa 10-15° verso l’alto, con la placchetta rivolta nella presunta direzione della forza (fig. 19.6). Questa configurazione può ridurre la rottura del ghiaccio sotto il peso della caduta del capocordata.
Il chiodo deve essere infilato fino in fondo. Se il ghiaccio è troppo poco profondo per permettere di piantare il chiodo fino alla placchetta, toglietelo e mettetene uno più corto. Portate con voi dei chiodi di varie lunghezze, in modo da ridurre al minimo i casi in cui dovrete legare il chiodo con una fettuccia; fatelo solo quando non avete altra scelta, perché quando un chiodo cede sotto il peso di una caduta, rompe il ghiaccio che si trova nella zona sottostante e si piega nella direzione della forza; in questo caso la fettuccia scivola verso la placchetta, ed è molto facile che il tessuto si tagli sfregando contro gli spigoli affilati.
Se il chiodo non sporge più di 5 centimetri dalla superficie, agganciate il moschettone alla placchetta (fig. 19.7a); se invece sporge più di 5 centimetri, la protezione non è sicura. In questo caso potete agganciare il moschettone alla placchetta oppure legare il chiodo con una fettuccia o un ammortizzatore di carico (fig. 19.7b), ma è consigliabile creare un sistema di sicurezza e bilanciare l’ancoraggio. Cercate di arrampicare senza esitazioni e piantate un chiodo appena possibile.
Esiste anche un altro tipo di protezione, il gancio da ghiaccio, che può essere infilato in un foro creato in una colata di ghiaccio o nello spazio che si forma fra i ghiaccioli e bloccato in posizione con un colpetto leggero, oppure piantato in una fessura.
Proteggere il capocordata
Per proteggere il capocordata sulle cascate di ghiaccio ci sono più possibilità che sul ghiaccio alpino, dove dovete limitarvi a utilizzare i chiodi e qualche occasionale protezione sulle rocce laterali o sulle rare “isole” rocciose. Sulle cascate di ghiaccio, invece, oltre a posizionare i chiodi e i ganci in molti casi è possibile posizionare del materiale da roccia lungo i lati o persino dietro le colonne di ghiaccio, oppure sfruttare le protezioni naturali offerte dal ghiaccio stesso.
Trasportare il materiale
Anche se per trasportare i chiodi e il resto dell’attrezzatura alcuni ghiacciatori usano degli anelli portamateriale, molti preferiscono ricorrere a degli appositi dispositivi, che vengono montati direttamente sull’imbrago. Sarebbe molto scomodo portare lunghi chiodi affilati appesi a un anello portamateriale. Ecco qualche consiglio su come disporre il materiale fissandolo all’imbrago:
-disponete il materiale che vi serve per attrezzare il tiro di corda sul lato della vostra mano dominante. Mettete davanti i chiodi da ghiaccio, in ordine di lunghezza, dal più corto al più lungo, con la dentatura rivolta
all’indietro, poi agganciate i rinvii e gli ammortizzatori di carico;
-usate le asole portamateriale posteriori per trasportare l’attrezzatura che non vi serve subito, come i chiodi lunghi per gli ancoraggi di assicurazione, un freno di assicurazione, dei moschettoni, una carrucola, un uncino per abalakov e una cordelette.
Attrezzare un tiro di corda da capocordata
Attrezzare un tiro di corda su ghiaccio ripido richiede uno sforzo fisico notevole. Per risparmiare energia, riducete al minimo i chiodi; di solito, su una cascata di ghiaccio si utilizzano molte meno protezioni di quante ne verrebbero usate sulla roccia per un tiro della stessa lunghezza. Inoltre, con l’esperienza gli scalatori sviluppano delle tecniche che permettono loro di minimizzare lo sforzo. Per esempio, non cedete alla tentazione di piantare un chiodo sopra le spalle per sfruttare il vantaggio momentaneo di un’assicurazione in moulinette (cioè avendo la corda sopra di voi), perché da quella posizione è molto difficile esercitare la pressione necessaria a infilare nel ghiaccio l’intera parte filettata del chiodo. La posizione migliore è all’altezza della vita, perché potete usare il peso del corpo per spingere il chiodo fino in fondo. Inoltre, mentre siete in questa posizione le braccia si trovano più in basso del cuore, e in tal modo il flusso del sangue rimane costante. Ecco un metodo per attrezzare un tiro di corda (fig. 19.8)
-trovate una posizione comoda per entrambi i piedi e (se la vostra mano dominante è la destra) piantate l’attrezzo da ghiaccio che avete nella mano sinistra tenendo il braccio teso; caricate il peso sul lacciolo e allentate la presa della mano sinistra.
-con l’attrezzo che avete nella mano destra togliete il ghiaccio marcio o molle nel punto che avete scelto per piantare il chiodo, all’altezza della vita, e create il foro iniziale. Sfilate il polso dal lacciolo e riponete l’attrezzo nel portapiccozza, oppure agganciatelo all’imbrago o conficcatelo nel ghiaccio
-piantate il chiodo con la mano destra, poi agganciate alla placchetta un moschettone, un rinvio o un ammortizzatore di carico e infilate la corda.
-infilate di nuovo il polso nel lacciolo dell’attrezzo destro, piantatelo nel ghiaccio e caricate il peso; estraete l’attrezzo sinistro e scuotete il braccio.
-continuate ad arrampicare.
Molto semplice.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.