In genere i ghiacciatori arrampicano in cordata, con una fune singola oppure con due corde. Tuttavia, in alcuni casi è meglio fare eccezione, quando si ritiene che l’arrampicata in solitaria sia più sicura per l’intero team. Alla fine di una giornata di maltempo, oppure mentre si risale un canalone, dove esiste il pericolo di caduta sassi, scalare in solitaria potrebbe essere meno rischioso, dal momento che la progressione è inevitabilmente più rapida. È consigliabile salire da soli anche quando la sezione è così difficile da proteggere che, se uno dei componenti della cordata cadesse, trascinerebbe con sé anche tutti gli altri. Non bisogna fare errori, però, perché la difficoltà dell’arrampicata in solitaria sul ghiaccio non è da sottovalutare.
Posizionare le protezioni sul ghiaccio
I chiodi da ghiaccio moderni offrono una protezione affidabile su ghiaccio di buona qualità. Tuttavia, chiodare sul ghiaccio richiede tempo ed energia, pertanto in genere il capocordata posiziona meno chiodi di quanto farebbe sulla roccia, su un tiro di corda della stessa lunghezza. Se ci sono, sfruttate anche le protezioni naturali. Esercitatevi a posizionare le protezioni con entrambe le mani.
Protezioni naturali
A volte non è facile trovare delle protezioni naturali su una via alpina, e quando ci sono in genere non si trovano sul ghiaccio, ma sulla roccia che costeggia o sporge dallo strato bianco. Gli arbusti e gli alberi possono essere delle buone protezioni naturali.
Chiodi da ghiaccio
Per ogni chiodo da posizionare esistono decine di variazioni possibili. Prima di chiodare dovete farvi alcune domande molto importanti: qual è la qualità del ghiaccio? Quanto è profondo? Che tipo di forza graverà sul pezzo? Qual è la direzione della forza prevista? Quali chiodi sono rimasti? Quali serviranno più tardi? Le osservazioni, i calcoli, le stime e l’esperienza vi aiuteranno a rispondere a queste domande e a posizionare i chiodi di conseguenza.
Ogni posizionamento è diverso, cambia in base alle condizioni circostanti. Questa è una delle regole più importanti nell’arrampicata
su ghiaccio. Su ghiaccio solido e in condizioni ideali, in genere il chiodo ha maggiore resistenza se viene posizionato nella direzione della forza prevista, mentre in altri casi ha una tenuta superiore se è orientato nella direzione opposta. Tuttavia, la decisione deve essere presa nel momento in cui il chiodo viene piantato, e l’unico modo per imparare è fare pratica. Prendete dei chiodi e piantateli con angolazioni diverse in vari tipi di ghiaccio, poi testatene la resistenza. Accertatevi che siano in grado di sostenere il vostro peso in caso di caduta. Confrontatevi con altri scalatori che sono caduti e sono stati salvati dalle protezioni, parlate con delle persone che hanno visto saltare via i chiodi, uno dopo l’altro, per la caduta del capocordata, e cercate di capire che cosa è andato storto.
Il punto ideale per mettere un chiodo è lo stesso che scegliereste per piantare un attrezzo da ghiaccio, per esempio in una depressione naturale, dove è improbabile che le linee di frattura formate dal chiodo raggiungano la superficie; di contro, un chiodo piantato su una protuberanza può provocare delle fratture profonde, che potrebbero compromettere l’efficacia della protezione, o vanificarla del tutto. Come regola generale, distanziate le protezioni l’una dall’altra di almeno 60 centimetri, in modo da ridurre il rischio che le linee di frattura provocate da un chiodo raggiungano quelle formate dal piazzamento successivo, indebolendoli entrambi.
La procedura di inserimento di un chiodo varia leggermente in base alle condizioni del ghiaccio, ma le operazioni di base in linea di massima sono sempre le stesse:
1. per esercitare tutta la forza possibile durante il posizionamento, scegliete un punto che si trovi fra il vostro fianco e la spalla. Scavate un piccolo foro iniziale con la becca o il puntale di un attrezzo da ghiaccio, in modo che la filettatura o i denti del chiodo abbiano una buona presa nel ghiaccio. Create il foro con dei colpetti leggeri, evitando movimenti bruschi che potrebbero fratturare il ghiaccio. Il foro iniziale può anche essere una cavità creata in precedenza dalla becca;
2. inserite il chiodo nel foro, scegliendo l’angolazione desiderata, poi spingetelo con decisione. Avvitatelo fino in fondo, avendo cura che la placchetta si trovi al livello della superficie del ghiaccio e sia girata verso la presunta direzione della forza. Agganciate alla placchetta del chiodo un moschettone, un rinvio o un ammortizzatore di carico, poi fissate la corda;
3. continuate l’arrampicata.
Se il chiodo è dotato di una dentatura affilata in genere è possibile avvitarlo fino in fondo usando solo le mani; in caso contrario aiutatevi con un altro chiodo da ghiaccio o con la becca della piccozza, facendo leva nell’occhiello (fig. 18.37).
I chiodi dotati di perno sono più facili e più veloci da avvitare e svitare. Agganciate un moschettone all’occhiello, con la leva di apertura rivolta verso il basso e verso l’esterno. Per rallentare lo scioglimento del ghiaccio molle in estate, soprattutto nei punti esposti alla luce diretta del sole, ammassate del ghiaccio sopra al chiodo.
Se la superficie è coperta da uno strato di neve morbida o di ghiaccio marcio, scavate con la becca o la paletta della piccozza fino a raggiungere una superficie dura e affidabile, prima di creare il foro iniziale (fig. 18.38a). Se il ghiaccio è completamente marcio, create un gradino profondo e piantate il chiodo verticalmente, in fondo al gradino (fig. 18.38b). Se il ghiaccio si frattura o si frantuma in superficie, potete comunque ottenere una protezione sicura continuando ad avvitare il chiodo e asportando delicatamente il ghiaccio rotto con dei movimenti laterali della becca.
Arrampicare su ghiaccio estremamente ripido è faticoso, sia fisicamente sia mentalmente, pertanto è importante limitare al minimo il numero delle protezioni. Se il ghiaccio è duro e solido, o se il pendio non è molto ripido, potrebbero bastare anche uno o due punti di protezione per ogni tiro di corda. Se il ghiaccio non è marcio, per ogni punto di protezione viene piantato un solo chiodo. Se si arrampica facendo affidamento soprattutto sugli attrezzi da ghiaccio, sui ramponi e sulla propria abilità, il numero dei chiodi si riduce.
Con un po’ di pratica imparerete a piantare un chiodo con una mano sola. Su ghiaccio estremamente ripido, chiodare è un compito molto impegnativo. Cercate di posizionare le protezioni mentre vi trovate su una sosta naturale lungo la via; lasciatevi sostenere dai laccioli degli attrezzi da ghiaccio, evitando di stancarvi più del necessario impugnando il manico della piccozza. Per un supporto ulteriore, oppure quando dovete usare entrambe le mani, fate scivolare i polsi nei laccioli di due attrezzi ben piantati nel ghiaccio (fig. 18.39).
Su pendii moderatamente ripidi, potreste intagliare un gradino sul quale appoggiarvi mentre piantate il chiodo. Tuttavia, se la pendenza è molto forte, intagliare dei gradini è un’operazione complicata, pertanto è meglio risparmiare le energie. Quando chiodate fate perno sulle punte anteriori, poi riprendete ad arrampicare.
Dopo avere estratto un chiodo, il ghiaccio penetrato all’interno deve essere immediatamente rimosso, oppure potrebbe gelare, rendendo il chiodo inutilizzabile fino a quando non verrà pulito a fondo. Prima di arrampicare spruzzate dell’olio lubrificante all’interno dei chiodi. In alcuni casi l’interno del chiodo è conico, il che facilita la rimozione del ghiaccio. Scuotete il pezzo per rimuovere l’anima di ghiaccio; se non basta, date dei colpetti leggeri con il chiodo alla parte di gomma del manico della piccozza o al lato dello scarpone. Non sbattetelo contro una superficie dura, come la testa della piccozza o la struttura dei ramponi, perché questo servirebbe solo a danneggiare i denti o la filettatura, rendendone più difficile l’inserimento, soprattutto a temperature rigide. Se il ghiaccio gela all’interno del chiodo, estraetelo con la becca o un dado da incastro dotato di cavetto rigido, oppure provate a scioglierlo con il respiro, con il calore delle mani o mettendolo nella tasca della giacca.
Posizionamento di ancoraggi su ghiaccio
Per l’assicurazione o la discesa in corda doppia i ghiacciatori possono scegliere fra diversi tipi di ancoraggi, inclusi l’abalakov, i funghi di ghiaccio e i chiodi multipli. In questo paragrafo viene descritto l’uso dei primi due, che sono usati soprattutto nella discesa in corda doppia, mentre il paragrafo successivo, Assicurare sul ghiaccio, illustra l’ancoraggio standard, che si ottiene utilizzando due chiodi da ghiaccio.
Abalakov
L’abalakov (fig. 18.40) è molto diffuso perché è facile da preparare. Inventato da Vitaly Abalakov, un grande alpinista degli anni Trenta, questo tipo di ancoraggio (chiamato anche clessidra artificiale) non è nient’altro che un tunnel a forma di V scavato nel ghiaccio, all’interno del quale viene fatto passare un cordino – oppure una fettuccia – che poi viene legato in modo da formare un anello. L’abalakov ha dato risultati positivi nei test e sul campo, ma non bisogna dimenticare che la sua forza è pari a quella del ghiaccio nel quale è costruito. È possibile costruire diversi abalakov e collegarli insieme, in modo da ottenere un ancoraggio bilanciato. Ecco le fasi di preparazione dell’abalakov:
1. piantate nel ghiaccio un chiodo di 22 centimetri, inclinandolo di 10° a monte, in opposizione alla presunta forza di trazione, e di 60° su un lato (fig. 18.40a);
2. estraetelo per metà, ma lasciatelo in posizione come riferimento. Inserite un altro chiodo, a circa 20 centimetri dal primo, inclinandolo in modo che il tunnel formato intersechi il primo foro alla base (fig. 18.40b). Rimuovete entrambi i chiodi;
3. infilate un contino di perlon di 7 millimetri di diametro o una fettuccia tubolare di 13 millimetri in una delle due aperture del tunnel a V che avete creato; per far uscire il cordino dall’estremità opposta del tunnel dovete usare un uncino da abalakov (fig. 18.40c);
4. tenendo le due estremità, fate scorrere il cordino avanti e indietro, in modo da levigare il punto di intersezione dei due fori creati dai chiodi, per evitare che il ghiaccio possa tagliarlo in caso di caduta. Legate il cordino o la fettuccia, in modo da formare un anello (fig. 18.40d);
5. piantate un chiodo a una distanza compresa fra 60 centimetri e un metro, al quale aggancerete l’anello come sistema di sicurezza. A questo punto l’ancoraggio è completo.
Per la discesa in corda doppia la fune viene fatta passare direttamente attraverso l’asola di cordino; quando la discesa è terminata la corda viene sfilata.
Sulle vie di arrampicata più frequentate si trovano molti abalakov abbandonati, nei punti di sosta o in conispondenza degli ancoraggi di calata. Come per ogni altro ancoraggio fisso, controllateli attentamente prima di usarli. Verificate che sul cordino o sulla fettuccia non ci siano segni di ustione o usura, e accertatevi che il nodo sia sicuro. In alcuni casi le estremità libere del nodo gelano, formando un tutt’uno con l’anello. Fate passare la corda attraverso l’asola, e non attraverso le estremità gelate, perché questo sarebbe un errore grave. Accertatevi che l’ancoraggio sia integro e che il ghiaccio non si sia sciolto troppo, rendendo il tunnel poco profondo, quindi inaffidabile. Se avete dei dubbi sulla resistenza dell’ancoraggio, create un sistema di supporto oppure sostituitelo.
Funghi di ghiaccio
Il fungo di ghiaccio è uno degli ancoraggi più utili per il ghiacciatore. Due funghi collegati insieme, uno per sopportare una forza di trazione proveniente dall’alto e l’altro costruito per sostenere una forza di trazione dal basso, costituiscono un ancoraggio multidirezionale. La resistenza di questo tipo di ancoraggio è proporzionale alle sue dimensioni e alla qualità del ghiaccio. Se è intagliato in uno strato di ghiaccio duro e solido, un fungo può essere più resistente della corda stessa. L’unico svantaggio di questo tipo di ancoraggio è rappresentato dal lungo tempo di preparazione.
Una volta completo, il fungo di ghiaccio ha la forma di una goccia, se osservato dall’alto (fig. 18.41a-c) e quella di un fungo se osservato dal lato. Per costruirlo servono solo una piccozza e uno strato di ghiaccio di buona qualità, uniforme e senza crepe o buchi. Intagliate il profilo del fungo con la becca; se il ghiaccio è duro, la larghezza della goccia deve essere compresa fra 30 e 45 centimetri (fig. 18.41a); formate una buca per la corda tutto intorno al fungo, di almeno 15 centimetri di profondità (fig. 18.41b), scavando con la becca e la paletta dall’interno verso l’esterno. Nella parte superiore e sui lati intagliate un solco nel fungo, in modo da formare una rientranza e impedire che la corda si sfili dall’alto. Questa è la parte più delicata di tutta l’operazione, perché se non si presta la dovuta attenzione, il fungo potrebbe rompersi o creparsi.
Assicurare sul ghiaccio
I ghiacciatori possono utilizzare delle protezioni provvisorie o fisse, come in altri tipi di arrampicata in cordata. Possono anche scegliere di utilizzare delle tecniche di assicurazione abbinate chiodo/scarpone.
Assicurazione provvisoria
Le protezioni provvisorie offrono un grado di sicurezza intermedio, una via di mezzo fra l’arrampicata con assicurazione e la progressione in solitaria. Questo metodo permette al gruppo di muoversi più rapidamente quando incombe la minaccia di maltempo o c’è il pericolo di valanghe, circostanze nelle quali – più che mai l’incolumità degli scalatori dipende dalla loro velocità. Le protezioni intermedie sono un’alternativa valida anche su terreno poco ripido o moderatamente ripido, dove il rischio di caduta è minimo e il posizionamento di protezioni fisse richiederebbe molto tempo.
Il metodo di preparazione di una protezione provvisoria sul ghiaccio è analogo a quello utilizzato sulla roccia o sulla neve. I componenti della cordata, che in genere sono solo due, si muovono contemporaneamente. Mentre salgono, il capocordata posiziona le protezioni e aggancia la corda; il secondo le rimuove. L’idea è quella che fra loro ci siano sempre almeno due punti di protezione, che trattengano la corda in caso di caduta. Le protezioni sono distanziate fra di loro in modo che, mentre il capocordata ne posiziona una nuova, il secondo rimuove la prima.
Dal momento che questa tecnica sacrifica gran parte della sicurezza offerta dall’assicurazione tradizionale, la scelta di ricorrere a questo metodo deve essere oculata e preceduta da un’attenta valutazione basata sull’esperienza.
Assicurazione fissa
L’assicurazione fissa sul ghiaccio richiede un assicuratore, un ancoraggio e dei punti di protezione intermedi, proprio come sulla neve o sulla roccia. Dopo che è stato preparato l’ancoraggio, il capocordata arrampica mentre viene assicurato, completando un tiro di corda, poi prepara un altro ancoraggio e assicura il secondo mentre lo raggiunge. Gli scalatori possono alternarsi al comando, oppure lo stesso scalatore continuerà a procedere da primo.
Quando sta per concludere il tiro di corda il capocordata deve guardarsi intorno per cercare un punto di sosta, magari in una lieve depressione, dove il ghiaccio è meno ripido, oppure in un punto nel quale può creare velocemente una sorta di piattaforma di appoggio. Lo scalatore pianta una piccozza accanto a sé e vi si lega, come protezione temporanea mentre intaglia nel ghiaccio un gradino abbastanza grande da consentirgli di rimanere in piedi rivolto verso il pendio, con le piante dei piedi ben appoggiate e leggermente divaricate. Su ghiaccio molto ripido in genere lo spazio è appena sufficiente per i piedi.
Ancoraggio di assicurazione
Per attrezzare un ancoraggio di assicurazione sul ghiaccio (fig. 18.42) occorrono due chiodi (anche i funghi di ghiaccio e gli abalakov possono servire come ancoraggi, ma sono più lunghi da preparare e vengono utilizzati principalmente per la discesa in corda doppia). Posizionate il primo chiodo nel ghiaccio, di fronte a voi, in modo che sia leggermente spostato su un lato, a un’altezza compresa fra la vita e il petto. Agganciate un moschettone e assicuratevi con la corda di arrampicata, usando un nodo barcaiolo o un nodo a otto, poi dite al vostro assicuratore che siete protetti.
A questo punto posizionate il secondo chiodo, sopra di voi e circa 60-100 centimetri più in alto del primo, su un lato. Cercate di piantare il chiodo sul lato verso il quale prosegue l’itinerario di salita. Tendete la corda dal primo al secondo chiodo e legatela con un barcaiolo; la fune non deve essere lenta. In alternativa potete usare un anello, agganciandolo a entrambi i chiodi e creando un sistema bilanciato.
Agganciate un rinvio o un ammortizzatore di carico al moschettone fissato al secondo chiodo (o al foro della placchetta, se è abbastanza grande da ospitare due moschettoni), poi infilate la corda che scende verso il secondo di cordata nel moschettone fissato al rinvio o all’ammortizzatore di carico. A questo punto l’ancoraggio è completo.
Metodi di assicurazione
Una volta preparato l’ancoraggio dovete scegliere se utilizzare un dispositivo meccanico, un mezzo barcaiolo o la tecnica di assicurazione in vita. L’ancoraggio è lo stesso in tutti e tre i casi. La scelta probabilmente dipenderà dalle vostre preferenze e dal grado di affidabilità dell’ancoraggio. L’assicurazione in vita ha un certo grado di dinamicità, dovuto al movimento del bacino, di conseguenza l’arresto della caduta è più graduale, ma la forza che grava sull’ancoraggio e sui punti di protezione intermedi è inferiore. I freni meccanici e il mezzo barcaiolo, invece, sono meno dinamici, pertanto l’arresto della caduta è più immediato, ma il carico esercitato sull’ancoraggio e sulle protezioni intermedie è superiore.
DISPOSITIVI MECCANICI: i freni meccanici e il mezzo barcaiolo sono facili da preparare ed efficaci nell’uso (fig. 18.43), e molti ghiacciatori li utilizzano come procedura standard. In genere il freno è agganciato all’imbrago, anche se si può assicurare direttamente dall’ancoraggio. Per assicurare il capocordata di solito l’assicuratore si volta verso il pendio; per assicurare il secondo, invece, si può scegliere se guardare o dare le spalle alla parete.
Se siete voltati verso il pendio per assicurare il secondo (come mostrato nella figura 18.43), la corda passa attraverso il chiodo superiore dell’ancoraggio, convogliando in quel punto la forza di trazione proveniente dal secondo. Quando il secondo raggiunge la sosta e prosegue la salita per assumere il comando, quel chiodo diventa il primo punto di protezione del nuovo tiro di corda. Ricordate che quando la corda è fissata in questo modo, le forze che gravano sull’ancoraggio si moltiplicano. A causa dell’effetto carrucola la caduta del secondo eserciterebbe un carico doppio sull’ancoraggio.
Se l’assicuratore è girato verso valle per assicurare il secondo, la corda passa direttamente nel freno di assicurazione applicato all’mbrago; in questo caso l’assicuratore si lega all’ancoraggio come per l’assicurazione fissa nell’arrampicata su roccia.
ASSICURAZIONE IN VITA: per la tecnica di assicurazione in vita dovete voltarvi verso il pendio e infilare la corda in un moschettone di controllo agganciato in vita, farla passare dietro la schiena, inserirla in un altro moschettone fissato al primo chiodo e farla arrivare fino alla mano frenante (fig. 18.44). Per assicurare il secondo con questo metodo potete anche dare le spalle al pendio. L’assicurazione in vita è particolarmente utile quando la corda è rigida e gelata e potrebbe incastrarsi nei freni di assicurazione.
ASSICURAZIONE CHIODO SCARPONE: questo metodo può essere utile su pendii ghiacciati poco ripidi. Piantate un chiodo, agganciate un moschettone e fate passare la corda nel moschettone (fig. 18.45a). Calpestate il chiodo con lo scarpone della gamba a monte, perpendicolarmente alla forza di trazione; fate in modo che la punta interna della fila centrale dei ramponi passi all’interno del moschettone (fig. 18.45b). Attenzione a non calpestare la corda con le punte. Passate la corda sopra il collo del piede e dietro la caviglia, fino alla mano che si trova a monte.
Per controllare l’attrito esercitato dalla corda aumentate o diminuite il numero di giri attorno alla caviglia, come nell’assicurazione scarpone piccozza. Potete anche regolare la distanza fra il bordo dello scarpone e il profilo esterno del moschettone. Se lo scalatore che state assicurando cade, tirate lentamente la corda contro la caviglia con la mano a monte.
Esistono due varianti dell’assicurazione chiodo/scarpone, che utilizzano il mezzo barcaiolo. In questo caso usate un grosso moschettone a pera, invece di quello standard, perché ha il raggio giusto per il mezzo barcaiolo. Nel primo metodo dovete semplicemente fare un mezzo barcaiolo intorno al moschettone, invece di far passare la corda intorno alla caviglia (fig. 18.46). Il secondo metodo vi permette di fare assicurazione anche rimanendo in piedi, facendo un mezzo barcaiolo su un moschettone agganciato a un anello, che a sua volta è fissato al moschettone applicato al chiodo; calpestate l’anello di giunzione (fig. 18.47).
Discesa in corda doppia
Per scendere da un pendio ripido ghiacciato il metodo più usato è la calata in corda doppia. La tecnica utilizzata è la stessa che si usa sulla roccia, ma c’è una grossa differenza nelle opzioni di ancoraggio. Sulla roccia, infatti, spesso si può sfruttare un ancoraggio naturale, per esempio uno spuntone o un albero, mentre sul ghiaccio in genere bisogna attrezzare un sistema artificiale. I due ancoraggi di calata più utilizzati sul ghiaccio sono l’abalakov e il fungo di
ghiaccio. I chiodi in genere vengono utilizzati come sistema di sicurezza di un altro ancoraggio di calata fino alla discesa dell’ultimo componente della cordata. L’ultimo rimuove i chiodi e scende senza backup.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.