Il perfezionamento continuo dell’attrezzatura da arrampicata ha permesso ai ghiacciatori di affinare la propria tecnica, spingendoli verso imprese sempre più audaci. Il mercato offre un’ampia gamma di indumenti, scarponi, ramponi, attrezzi e protezioni da ghiaccio altamente tecnici e innovativi. Questa guida descrive l’attrezzatura specifica per l’arrampicata su ghiaccio alpino.
Abbigliamento
L’abbigliamento utilizzato per l’arrampicata su ghiaccio deve essere comodo e funzionale. Studiate un sistema a strati, in base alle condizioni climatiche specifiche. Alcuni alpinisti preferiscono indossare una salopette o una tuta intera, in alternativa alla tradizionale combinazione giacca a vento più pantaloni. Una tuta intera di materiale sintetico impermeabile e antivento trattiene il calore e protegge il corpo dai detriti o dai frammenti di roccia, ma deve consentire il passaggio dell’aria (per esempio tramite una cerniera lampo che si apre dal gomito fino al basso torace, e una seconda cerniera che si apre sul davanti e arriva fino alla schiena, passando in mezzo alle gambe). Le tute intere usate in alpinismo non devono essere confuse con quelle ancora più tecniche da spedizione, di materiale altamente isolante e appositamente studiate per le condizioni estreme delle altitudini molto elevate e dei climi artici. Fondamentalmente, l’abbigliamento per l’arrampicata alpina deve essere:
-IMPERMEABILE: quando si arrampica su ghiaccio inevitabilmente ci si bagna, pertanto è essenziale indossare degli indumenti in grado di mantenere il corpo all’asciutto.
-COMODO: è indispensabile che l’alpinista abbia la più ampia libertà di movimento, pertanto, quando scegliete una giacca a vento (con o senza cerniera), accertatevi di riuscire a distendere completamente le braccia sopra la testa, nel movimento tipico per il posiziona-mento degli attrezzi, senza che la giacca salga al di sopra del girovita, lasciando esposte la schiena e la pancia.
-ANTIVENTO: portate sempre con voi uno strato completo di indumenti antivento, che vi aiutino a contrastare il vento gelido e pungente, da indossare sopra gli strati isolanti. Gli indumenti di questo strato devono sovrapporsi oppure essere infilati uno dentro l’altro, in modo da creare un vero e proprio schermo protettivo. I tessuti utilizzati hanno vari livelli di resistenza al vento, pertanto chiedete consiglio ad altri alpinisti esperti e al personale dei rivenditori specializzati. I tessuti laminati, come il Gore-Tex, hanno una capacità di resistere al vento fra le più elevate.
Guanti e muffole
Il ghiacciatore deve proteggere le mani dal freddo e dalle abrasioni. D’estate potrebbe bastare anche un paio di guanti leggeri, ma in condizioni meno favorevoli è indispensabile uno strato protettivo più resistente. Esistono vari tipo di guanti e di muffole; le caratteristiche più importanti sono l’impermeabilità (anche in questo caso il Gore-Tex è una buona scelta), la comodità, la possibilità di rimuovere il rivestimento interno e la presenza di un laccio per evitare di perderli. Le muffole sono più calde dei guanti a cinque dita, ma sono anche più scomode e ingombranti; alcuni produttori offrono un compromesso fra i due modelli, cioè una muffola con uno spazio separato per l’indice, che in questo modo può essere usato in opposizione al pollice.
FACILITA DI UTILIZZO: per consentire la massima praticità dovete riuscire a regolare le cinghie con i denti. Controllate che non vi siano delle cinghie o delle fibbie che potrebbero interferire con il lacciolo della piccozza, e accertatevi che i vari strati protettivi siano compatibili (nella misura) e siano facili da togliere o sostituire, perché potreste essere costretti a sfilare i guanti per maneggiare gli attrezzi.
MATERIALI: i palmi dei guanti o delle muffole devono essere realizzati con un tessuto a elevata capacità di attrito, in modo da permettere una buona presa sugli attrezzi; alcuni materiali, in particolare il nylon, sono piuttosto scivolosi. La pelle è il materiale più indicato per proteggere le mani quando si maneggia la corda. Gli spessi guanti di lana cotta offrono un vantaggio particolare, in quanto permettono di “attaccare” provvisoriamente la mano al ghiaccio, il che può essere utile per completare un passaggio.
Scarponi
Nella scelta degli scarponi è fondamentale trovare la misura giusta: ci deve essere abbastanza spazio per riuscire a muovere le dita, ma devono essere aderenti sul collo e sul calcagno, che deve sollevarsi il meno possibile durante il cammino. Tenete conto dello spazio che verrà riempito dalle calze. Per la maggior parte, i moderni scarponi da alpinismo ha la punta sagomata e le scanalature sul calcagno, in modo da poter essere usati con i ramponi ad attacco rapido.
CUOIO: per l’arrampicata su ghiaccio in condizioni di pendenza moderata, i moderni scarponi di cuoio sono una buona scelta. Tuttavia, se devono essere usati per la progressione sulle punte anteriori su tratti lunghi, è importante che abbiano la suola rigida. Esistono degli scarponi di cuoio con rivestimento isolante, studiati appositamente per l’arrampicata tecnica. Nella tecnica francese (a piede piatto) la rotazione della caviglia è molto importante, pertanto gli scarponi devono consentire un’ampia libertà di movimento, e in questo caso di solito il cuoio è la scelta migliore.
SCARPONI CON LO SCAFO: in condizioni di freddo estremo i ghiacciatori in genere preferiscono gli scarponi con lo scafo a quelli di cuoio, perché sono caldi e mantengono il piede asciutto, e offrono una piattaforma più rigida per i ramponi, il che è particolarmente importante per la progressione sulle punte anteriori.
Ghette
I ghiacciatori devono indossare delle ghette alte, che arrivino appena al di sotto del ginocchio. Assicuratevi che siano adatte ai vostri scarponi, e che ci sia spazio sufficiente per i vari strati isolanti che indosserete sulle gambe. Se optate per delle ghette integrali e isolanti, ancora più calde, controllate che siano compatibili con la combinazione scarponi ramponi.
Ramponi
Le punte dei ramponi devono essere affilate, in particolare quando il ghiaccio è molto duro. Controllatele prima di ogni salita, e se necessario affilatele.
Snodati
I ramponi snodati a dodici punte sono indicati per la maggior parte delle salite su ghiaccio. Si adattano bene alla maggior parte degli scarponi da alpinismo e sono più leggeri e meno costosi dei modelli a struttura rigida.
Rigidi e semirigidi
In caso di lunghi tratti di progressione sulle punte anteriori i ghiacciatori di solito preferiscono i ramponi rigidi o semirigidi, che vibrano meno di quelli snodati quando vengono utilizzati sul ghiaccio idrico, più denso. Per non sollecitare troppo la struttura dei ramponi è meglio indossarli con degli scarponi di cuoio molto rigidi, oppure con quelli a scafo. Anche se alcuni ramponi rigidi sono abbastanza resistenti da poter essere usati con degli scarponi più morbidi, esiste il rischio che in questo caso lo scarpone si sfili dagli attacchi rapidi dei ramponi.
Punte anteriori e secondarie
L’inclinazione delle punte anteriori e secondarie influisce considerevolmente sulla capacità di penetrazione del rampone. Per il ghiaccio alpino le punte frontali devono essere orizzontali e leggermente piegate verso il basso, mentre quelle secondarie sono leggermente inclinate in avanti (fig. 18.1).
Attrezzi per arrampicata su ghiaccio
Gli attrezzi utilizzati per l’arrampicata tecnica su ghiaccio hanno il manico più corto delle piccone standard usate per l’alpinismo generico. Essendo più corto (in genere misura 50 centimetri) il manico è più facile da maneggiare, aumentando la precisione del posizionamento della becca e riducendo le vibrazioni, che possono affaticare i muscoli del braccio. Il peso degli attrezzi da ghiaccio in genere oscilla fra 680 e 907 grammi, e in alcuni modelli la testa può essere parzialmente asportata, in modo da poter regolare il peso prima di lanciare l’attrezzo. Un attrezzo con una testa relativamente pesante penetra più facilmente, ma è anche più difficile da estrarre.
Gli attrezzi da ghiaccio, a differenza delle piccozze standard, al posto della paletta possono avere la mazza battente, in opposizione alla becca (fig. 18.2). I ghiacciatori possono scegliere di usare due attrezzi dello stesso tipo, entrambi con la mazza battente, oppure possono usarne uno con la mazza battente e uno con la paletta. Molti attrezzi da ghiaccio sono modulari, altri sono semimodulari: nei modelli semimodulari la becca è intercambiabile (fig. 18.2b), mentre in quelli completamente modulari è possibile sostituire sia la becca sia la paletta/mazza battente (fig. 18.2c).
La possibilità di sostituire la becca, la paletta o la mazza battente in caso di necessità rende l’uso dell’attrezzo più complesso, e c’è la possibilità che le parti mobili cadano o vengano smarrite, ma allo stesso tempo ne aumenta la flessibilità, perché può essere assemblato per rispondere alle esigenze specifiche del momento. Inoltre, una becca rotta può essere sostituita direttamente sul posto, in teoria anche a metà del tiro di corda, se il sistema di fissaggio non è troppo complesso.
Non esiste un sistema di fissaggio standard per le parti intercambiabili degli attrezzi modulari. I componenti del sistema di un produttore non sono compatibili con quelli di un altro, e alcuni meccanismi sono più facili da usare di altri. La tendenza generale è quella di progettare dei sistemi che richiedano il numero minimo di elementi. I componenti di alcuni attrezzi sono realizzati in modo da poter essere sostituiti utilizzando la becca o il puntale di un altro attrezzo da ghiaccio dello stesso produttore.
È difficile dire che caratteristiche debba avere l’attrezzo da ghiaccio ideale. La maggior parte di quelli attualmente in commercio funzionano piuttosto bene, e la scelta è sempre più ampia. Provate vari modelli prima di decidere quello che fa al caso vostro.
Sul ghiaccio alpino alcuni scalatori usano una piccozza lunga per alpinismo generico e un classico martello da ghiaccio con il manico corto e dritto (fig. 18.2a). Per le vie più tecniche, invece, molti preferiscono optare per due attrezzi da ghiaccio corti. Una buona combinazione potrebbe essere costituita da una coppia di attrezzi da ghiaccio, uno con la paletta e uno con la mazza battente: la paletta viene usata per spaccare e raschiare il ghiaccio per creare dei gradini, per preparare le soste di assicurazione, per ricavare lo spazio per ì chiodi e i funghi di ghiaccio, mentre il martello serve a piantare le protezioni. Alcuni alpinisti preferiscono tenere il martello nella mano dominante, in modo che sia più facile posizionare i chiodi da ghiaccio.
Alcuni ghiacciatori portano con loro anche un terzo attrezzo, che può essere usato come ancoraggio personale provvisorio nei punti di sosta, può esser posizionato come elemento di protezione, oppure può sostituire un attrezzo rotto. ln questo caso si può scegliere un attrezzo da ghiaccio di lunghezza standard, oppure per un modello più corto (35-45 centimetri) e leggero (454 grammi, fig. 18.26). Il puntale di un attrezzo lasciato nel portapiccozza può essere pericoloso, quindi potete anche decidere di sceglierne uno che ne è privo.
Gli attrezzi da ghiaccio variano molto nella forma e nelle dimensioni; il paragrafo successivo descrive le principali varianti delle parti che li compongono: il manico, la becca, la paletta mazza battente e il lacciolo.
Manico
I manici degli attrezzi da ghiaccio sono realizzati in leghe di alluminio, in fibre di carbonio composite e in leghe di titanio. Ne esistono di varie forme, per esempio quelli a manico dritto. I modelli con l’impugnatura curva (fig. 18.3b) riducono lo sforzo del polso. Controllate che l’incurvatura del manico e il peso siano compatibili con la vostra impugnatura e la vostra forza. L’impugnatura curva non sempre è sufficiente a impedire di urtare il ghiaccio con le nocche, risultato della mancanza di tecnica, e presenta alcuni svantaggi: la curva in alcuni casi impedisce di affondare il manico nella neve, rende più difficili le fasi di chiodatura e schiodatura, ed è più difficile da estrarre dal portapiccozza. Un’incurvatura alta, vicino alla testa dell’attrezzo (fig. 18.3c), aumenta l’incidenza vicino ai rigonfiamenti e alle strutture a forma di cavolfiore.
Alcuni attrezzi hanno entrambe le incurvature (fig. 18.3d), cioè una alla base del manico e una in alto, vicino alla testa; altri hanno una curva continua, a lungo raggio. Se l’inclinazione del pendio è inferiore a 60°, un attrezzo a impugnatura curva è scomodo da posizionare.
La circonferenza e la sezione trasversale del manico influiscono notevolmente sulla solidità dell’impugnatura; se il manico ha una circonferenza troppo grande è faticoso da impugnare, mentre se la circonferenza è troppo piccola è difficile da maneggiare.
La varietà dei tipi di impugnatura (irregolare, tondeggiante, a maniglia, ecc.) e del materiale usato per il rivestimento può essere disorientante. Nella maggior parte dei casi l’impugnatura è rivestita da un materiale ad alta capacità di attrito, che rende più salda la presa. Per aumentarne ulteriormente la solidità, indossate dei guanti o delle muffole con i palmi di pelle o ricoperti di gomma. L’impugnatura deve essere agevole con qualunque tipo di guanto indossiate durante l’arrampicata.
Becca
La becca deve penetrare nel ghiaccio, resistere a una trazione verso il basso, e uscire facilmente nel momento in cui la si vuole estrarre. Le caratteristiche di tenuta e di sblocco della becca dipendono dalla geometria, dallo spesore e dalla dentatura. Gli attrezzi da ghiaccio modulari in genere possono accogliere lame di vario tipo, ma alcuni produttori non realizzano tutti i modelli disponibili.
La tenuta della becca è maggiore quando ha una forte incurvatura e quando è dotata di denti affilati, profondi e ravvicinati; minore è la capacità di tenuta della becca, più facile è l’estrazione. Quando l’estremità del manico viene tirata la dentatura deve fare presa nel ghiaccio. Nella maggior parte dei casi sono solo i denti che si trovano sulla parte anteriore della lama a determinare la capacità di penetrazione. Anche se le lame più sottili penetrano meglio e hanno una tenuta maggiore, si danneggiano più facilmente. Un becca con la lama spessa, d’altra parte, richiede una forza maggiore per il posizionamento e frantuma più facilmente il ghiaccio, anche se è più difficile da rompere.
Gli attrezzi modulari offrono la possibilità di scegliere una delle varie lame intercambiabili, in modo da poter selezionare quella più indicata per una particolare salita e permettono di sostituire una becca rotta, senza dover scartare l’intero attrezzo.
INCURVATURA TECNICA: la becca di una piccozza standard per alpinismo generico s’incurva leggermente verso il basso, mentre quella di un attrezzo per arrampicata tecnica su ghiaccio (fig. 18.4a) ha un’incurvatura decisamente più marcata, in modo da avere una tenuta maggiore nel ghiaccio. Questo tipo di becca è più indicato per l’autoarresto.
INCURVATURA ROVESCIA: la becca a incurvatura rovescia (fig. 18.4b) è sicura e allo stesso tempo è facile da rimuovere. Queste caratteristiche ne fanno l’attrezzo più utilizzato sulle vie ghiacciate estremamente ripide. In fase di autoarresto questo tipo di becca penetra così bene che in alcuni casi non si riesce a fare presa sull’attrezzo.
La forma della becca può essere facilmente modificata con una lima a mano, ma non bisogna esagerare nell’asportare metallo. È anche possibile smussare la parte superiore della lama, in modo da renderne più facile l’estrazione dal ghiaccio (fig. 18.5). Fate attenzione a non ridurne la resistenza surriscaldandola o asportando una quantità eccessiva di metallo. Potete anche cambiare la configurazione della dentatura di una becca che penetra troppo oppure troppo poco. La modifica dell’angolo di incidenza della lama influisce anche sulla sua capacità di bloccarsi nel ghiaccio; un’incidenza positiva più pronunciata aumenta la capacità della punta di agganciare il ghiaccio duro. In alcuni modelli la superficie della becca è modellata in modo da poter essere usata come un martello, così da fornire un secondo attrezzo per l’inserimento delle protezioni. Questa caratteristica è particolarmente utile se l’attrezzo viene usato come ancoraggio personale provvisorio.
Paletta e mazza battente
La paletta di un attrezzo da ghiaccio può essere usata per tagliare dei gradini, per rimuovere il ghiaccio, in modo da creare lo spazio per un chiodo, o per preparare l’appoggio per i piedi nei punti di sosta. La mazza battente serve a infilare í fittoni o a piantare i chiodi e i ganci.
Come la becca, la paletta può avere varie forme e dimensioni. Gli attrezzi modulari offrono la possibilità di sostituire una paletta rotta, oppure di cambiarla in base al tipo di ghiaccio. È anche possibile rimpiazzare una paletta con una mazza battente. Ad alcuni alpinisti non piace avere il bordo affilato della paletta vicino al viso, per cui usano due martelli, anche se la paletta è più utile se bisogna preparare una sosta o rimuovere del ghiaccio marcio.
Le palette più comuni sono diritte e si estendono più o meno perpendicolarmente rispetto al manico, in altri modelli si piegano leggermente verso il basso (fig. 18.4a). Gli angoli affilati di una paletta dritta sono perfetti per tagliare dei gradini nel ghiaccio. Alcune palette si incurvano verso il basso, come una becca a incurvatura tecnica (fig. 18.3a-b). In alcuni modelli il bordo esterno si piega leggermente verso l’interno, ma in questo modo è più difficile tagliare i gradini, perché la forza del lancio si disperde. Le palette curve possono essere usate per arrampicare sulla neve o sul ghiaccio marcio. La maggior parte delle palette e delle mazze battenti è progettata anche per agganciare la roccia.
Puntale
Per riuscire a penetrare nel ghiaccio il puntale all’estremità inferiore di un attrezzo da ghiaccio deve essere affilato, e il punto di giunzione tra il puntale e il manico deve essere liscio e uniforme. La maggior parte dei puntali ha un foro per
moschettone (figure 18.2 e 18.3), che serve per agganciarlo quando lo si usa come ancoraggio personale provvisorio. Questo sistema di protezione, però, non dovrà essere usato come parte di un ancoraggio di assicurazione.
Lacciolo
I laccioli da polso di cui sono dotati tutti gli attrezzi da ghiaccio svolgono diverse funzioni: impediscono che l’attrezzo vada perso, se si molla la presa, rendono meno faticoso il lancio dell’attrezzo e permettono al ghiacciatore di allentare la presa, trasferendo parte del peso sul lacciolo. In sintesi sono indispensabili per risparmiare energia su ghiaccio ripido o verticale.
In commercio esistono diversi tipi di laccioli che rispondono ai necessari requisiti di praticità e sicurezza; il lacciolo può essere infilato in un foro sulla testa o sul manico dell’attrezzo, e deve essere regolato in modo che sia abbastanza lungo da permettere di impugnare il manico al di sopra del puntale, ma non più di così. Inoltre deve aderire, senza stringere troppo, alla mano protetta dal guanto.
Per liberare rapidamente la mano esistono vari tipi di laccioli a sgancio rapido, che permettono di risparmiare tempo ed energia. Se optate per questo sistema, prima di partire esercitatevi a sganciare e riagganciare il laccio, senza aspettare di trovarvi nel bel mezzo di un tiro di corda per scoprire che non riuscite a staccarlo o, peggio ancora, a riagganciarlo. Questo sistema è sconsigliato per l’alpinismo generico.
Il lacciolo deve essere regolato in modo che contribuisca a tenere la mano nella posizione desiderata, facilitando la trazione verso il basso lungo il manico (fig. 18.6). Se usato così, svolge parte del lavoro di tenuta e posizion-mento dell’attrezzo. Infine, consente al ghiacciatore di rimanere appeso all’attrezzo, senza dover ricorrere a una presa estremamente faticosa per l’avambraccio.
Manutenzione
Controllate gli attrezzi prima di ogni uscita, verificando che non ci siano crepe o altri segni di logoramento o abrasione. Accertatevi che la paletta, la becca e il puntale siano ben affilati, e coprite i profili taglienti con le apposite protezioni quando non utilizzate l’attrezzo. Se si tratta di modelli modulari, controllate anche che il sistema di serraggio sia sicuro e perfettamente funzionante. Considerate la possibilità di usare un blocco del filetto (tipo Loctite) per garantire che le parti non si allentino durante l’arrampicata.
Chiodi da ghiaccio
I moderni chiodi da ghiaccio tubolari (fig. 18.7a) sono realizzati in leghe di acciaio, alluminio o titanio e possono essere di varie lunghezze, comprese fra 10 e 22 centimetri. La resistenza dei chiodi dipende in gran parte dalla loro lunghezza e dal diametro: quelli di diametro maggiore sono in grado di sopportare un peso superiore rispetto a chiodi della stessa lunghezza ma di diametro inferiore; un chiodo lungo ha una resistenza maggiore, ma solo se la lunghezza non supera la profondità del ghiaccio. I modelli più recenti sono dotati di un perno rotante integrato, che permette di posizionare ed estrarre il chiodo quasi senza sforzo. La forma tubolare riduce al minimo la rottura del ghiaccio, poiché la parte di ghiaccio rimossa penetra nell’anima cava del chiodo.
Esiste anche un altro tipo di chiodo da ghiaccio tubolare, che viene piantato con il martello ed estratto come una vite (fig. 18.7b). Questa versione è stata realizzata con l’intento di ottenere un chiodo facile da posizionare, ma il modello dotato di perno rotante integrato, mostrato nella figura 18.7a, è più facile e veloce da infilare, e ha fatto passare in secondo piano i vantaggi dell’inserimento con il martello.
Il gancio da ghiaccio, un altro tipo di protezione che implica l’uso del martello, è stato realizzato per il ghiaccio sottile (fig. 18.7c-d), e può essere utilizzato sia sul ghiaccio sia sulla roccia; può essere piantato nel ghiaccio come un chiodo, usando il martello, oppure infilato nelle fessure piene di ghiaccio. In genere viene usato insieme a un ammortizzatore di carica. Questo tipo di protezione di solitoviene estratto dal secondo, e si tratta di un compito piuttosto arduo.
Altri attrezzi
Portapiccozza
Per trasportare un attrezzo da ghiaccio temporaneamente inutilizzato usate un portapiccozza o l’asola portamateriale dell’imbrago; potete anche aggiungere un altro portapiccoiza, oppure applicarne uno doppio all’imbrago basso o alla cintura dello zaino. Fate delle prove, verificando che gli attrezzi entrino ed escano agevolmente dal portapiccozza, perché potreste fare fatica, se in origine era destinato a un martello da roccia, che ha il manico più sottile e regolare.
Dispositivi per il trasporto del materiale
Esistono vari dispositivi per trasportare i chiodi e gli attrezzi da ghiaccio in modo ordinato (fig. 18.8). Scegliete un modello che sia adatto alle vostre esigenze e compatibile con le asole porta-materiale del vostro imbrago. Alcuni di questi dispositivi si attaccano direttamente alla cintura dell’imbrago (fig. 18.8a); altri vengono fissati a un moschettone agganciato all’asola portamateriale dell’imbragatura dell’imbragatura (fig. 18.8b-c). Questi dispositivi permettono di trasportare i chiodi da ghiaccio in modo ordinato e sicuro, e possono essere facilmente sganciati anche con una mano sola. I dispositivi più grandi possono servire anche per fissare temporaneamente gli attrezzi da arrampicata, come la piccozza e martello.
Corde
Le corde singole standard (da 10-11 millimetri di diametro) sono quelle più utilizzate per l’arrampicata su ghiaccio, anche se la scelta dipende dal tipo di ascensione e dalle preferenze degli scalatori. L’uso di una corda più lunga rispetto alla misura standard (50 metri), permette di effettuare un tiro più lungo. Le tecniche di arrampicata con due corde o con corde gemelle possono essere usate anche per arrampicare su ghiaccio. Alcuni ghiacciatori preferiscono optare per un sistema a doppia corda per maggiore sicurezza, in caso di caduta di detriti taglienti.
Poiché sul ghiaccio la corda inevitabilmente si bagna, probabilmente in questo caso le funi idrorepellenti valgono il prezzo più alto. Rispetto a quelle non trattate, si indeboliscono meno quando si bagnano e gelano meno facilmente, anche se questo non esclude del tutto la possibilità che si formi uno strato di ghiaccio sulla guaina esterna. Inoltre, l’idrorepellenza potrebbe non essere sufficiente per l’intera durata della corda.
Protezioni per la testa e per gli occhi
I ghiacciatori più prudenti portano sempre il casco, che deve essere leggermente più grande del normale, in modo da poterlo mettere sopra un cappello o un passamontagna. È essenziale proteggere gli occhi dalla caduta di detriti e dai raggi ultravioletti, grazie a degli occhiali da sole o protettivi. Gli occhiali protettivi devono poter essere usati anche con il casco e avere una ventilazione adeguata, per evitare che si appannino in continuazione.
Ammortizzatori di carico
Considerate la possibilità di utilizzare degli ammortizzatori di carico, cioè degli anelli in grado di assorbire l’energia generata dalla caduta. È consigliabile usare l’ammortizzatore di carico sulla prima protezione, oppure in caso di posizionamento su ghiaccio di dubbia qualità, poiché offre un ulteriore margine di sicurezza. Questi anelli possono essere collegati in serie, per aumentare la quantità totale di energia assorbita, oppure in gruppo, in modo da incrementare la forza necessaria ad attivare l’ammortizzatore.
Uncini
Questi uncini servono a far passare il cordino o la fettuccia attraverso il tunnel a forma di V di un particolare tipo di ancoraggio usato sul ghiaccio, l’abalakov. In commercio esistono due tipi di uncini per questa funzione: uno è formato da un cavetto metallico, con un uncino saldato a una delle due estremità (fig. 18.9a), mentre l’altro è un pezzo di metallo rigido che termina con un uncino (fig. 18.9b).
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Entrambi i modelli presentano vantaggi e svantaggi; con il modello flessibile è più difficile infilzarsi accidentalmente, ma è anche più complicato riuscire a far passare il cordino o la fettuccia nel foro, diversamente dall’uncino rigido, più efficace ma anche potenzialmente più pericoloso. Potete realizzare un uncino flessibile con una placchetta di sicurezza con cavetto. Ricordate di controllare che l’uncino sia sempre affilato.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.