La creazione delle scale di difficoltà dell’arrampicata è iniziata fra la fine del Diciannovesimo e l’inizio del Ventesimo secolo in Gran Bretagna e in Germania. Negli anni Venti Willo Welzenbach definì un sistema di classificazione che si basava sull’uso dei numeri romani e del sistema aggettivale britannico per paragonare e descrivere le vie delle Alpi; oggi il sistema di Welzenbach è la base della scala UllA (Union Internationale des Associations d’Alpinisme). Da allora c’è stata una proliferazione delle scale di difficoltà. I sistemi attualmente utilizzati a livello internazionale sono almeno sette, per quanto riguarda l’arrampicata su roccia, quattro per l’arrampicata alpina, quattro per quella su ghiaccio e due per l’artificiale. Questa appendice descrive brevemente e mette a confronto alcuni di questi sistemi.
La scala di difficoltà non è che uno strumento che può aiutare lo scalatore a scegliere un itinerario di arrampicata che, pur essendo impegnativo, sia alla portata delle sue capacità tecniche. In alcuni casi la scala indica anche la quantità e il tipo di attrezzi necessari.
Determinare la difficoltà di una via di arrampicata implica un giudizio soggettivo, pertanto non sempre c’è una completa corrispondenza nella valutazione fra diverse aree di arrampicata. La classificazione viene fatta supponendo che le condizioni meteorologi
che siano buone e che gli scalatori abbiano a disposizione la migliore attrezzatura. Fra le variabili che influiscono sul giudizio relativo al grado di difficoltà rientrano la struttura fisica, la forza e la capacità di adattamento dell’alpinista, oltre al tipo di scalata (per esempio su parete, in fessura o con la tecnica di aderenza).
L’ideale sarebbe che le vie fossero catalogate in base all’opinione comune, in modo da ridurre l’influenza del giudizio personale, ma in realtà spesso la classificazione viene fatta dal gruppo che apre la via. Difficilmente l’autore di una guida può aver scalato tutte le vie descritte nelle guide, pertanto deve necessariamente affidarsi all’opinione di altri. Può anche capitare che una via sia stata conclusa una sola volta.
Se una classificazione viene definita “rigida” significa che la via è più difficile rispetto alla categoria che le è stata assegnata, mentre se viene descritta come “soft” significa che è più facile. Naturalmente la valutazione di una scala di difficoltà non è più precisa di quanto possa esserlo il sistema di classificazione stesso. Se è la prima volta che arrampicate in una determinata zona, fareste meglio a iniziare con una via alla quale è stato attribuito un livello di difficoltà inferiore a quello a cui siete abituati, in modo che possiate valutare personalmente il metodo di classificazione locale e la qualità della roccia.
ARRAMPICATA ALPINA
Nel National Climbing Classification System (Nccs), un sistema di classificazione delle vie di arrampicata sviluppato negli Stati Uniti, la difficoltà complessiva di una via alpina a più tiri odi una lunga arrampicata su roccia viene espressa in gradi, che indicano il tempo e le competenze tecniche necessarie. Questo sistema tiene conto dei seguenti fattori: la lunghezza della via, il numero di tiri considerati impegnativi, il livello di difficoltà del trio chiave, la difficoltà media di tutti i tiri, l’impegno complessivo, gli eventuali problemi nella scelta della via e il tempo di salita. La lontananza di una via e la difficoltà del tratto di avvicinamento possono anche non influire sulla categoria attribuita, a seconda delle abitudini locali e delle preferenze dell’autore della guida. È importante sottolineare che, con l’aumentare del grado di difficoltà, aumentano anche il livello di preparazione psicologica e l’impegno. Questo sistema presuppone che il gruppo di scalatori che affronta la via abbia una preparazione tecnica adeguata al livello richiesto.
-I grado: normalmente richiede diverse ore; può presentare qualche difficoltà tecnica.
-Il grado: richiede mezza giornata; presenta alcune difficoltà tecniche.
-III grado: per superare la porzione tecnica occorre una giornata; presenta alcune difficoltà tecniche.
-IV grado: per superare la porzione tecnica occorre un’intera giornata; il tiro più difficile di solito non è inferiore a 5,7 (nel sistema decimale di Yosemite per la classificazione delle vie rocciose; vedere sotto).
-V grado: richiede un giorno e mezzo; il tiro più difficile in genere è pari a 5,8 o superiore.
-VI grado: indica un’escursione di diversi giorni con tratti difficili di arrampicata libera e/o artificiale.
Come altri sistemi di classificazione, anche il metodo di attribuzione dei gradi di difficoltà è soggettivo. Per esempio, la via di No-se per scalare EI Capitain, nello Yosemite, è stata classificata come VI grado. Nel 1958 Warren Harding e i suoi compagni impiegarono quarantacinque giorni per la prima
ascensione. Nel 1975 John Long, Billy West-bay e Jim Bridwell per la prima volta conclusero la salita in un giorno. Nel 1992 Hans Florine e Peter Croft ridussero il tempo impiegato a meno di 5 ore, e Lynn Hill (accompagnato da un assicuratore) condusse la prima ascensione in libera nel 1993 e la prima ascensione in libera in un solo giorno nel 1994. Il tempo necessario a concludere un’arrampicata è relativo, esattamente come le capacità e le tecnologie a disposizione degli scalatori. Il tipo di arrampicata, inoltre, influisce su quali fattori vengono tenuti in maggiore considerazione nella classificazione. Una preparazione adeguata, incluso un attento studio della descrizione della via, è più utile per stimare il tempo necessario a concluderla rispetto alla sola considerazione del grado che le è stato attribuito.
ARRAMPICATA SU ROCCIA
Arrampicata libera
Nel 1937 negli Stati Uniti fu introdotto il sistema di classificazione noto come Sierra Club System, che in sostanza era una variazione del metodo di Welzenbach. Negli anni Cinquanta questo sistema fu modificato, per fornire una descrizione più accurata dell’arrampicata su roccia che veniva praticata sulla Tahquitz Rock, in California, e fu aggiunto un decimale alla classe 5 del sistema, portando a quello che oggi è noto come il sistema decimale YDS (Yosemite Decimai System). Questo metodo suddivide il terreno in categorie, in base alle tecniche da utilizzare e alle difficoltà fisiche incontrate durante l’arrampicata su rotti (vedere la figura A.1 per un confronto fra il sistema YDS e altri metodi di classificazione internazionali).
Classe 1: hiking.
Classe 2: arrampicata semplice con possibile uso delle mani.
Classe 3: arrampicata semplice; gli scalatori possono portare una corda.
Classe 4: arrampicata facile. Si fa un uso frequente della corda. Una caduta su roccia di classe 4 potrebbe essere pericolosa. Di solito si trovano facilmente delle protezioni naturali.
Classe 5: arrampicata tecnica. Per proteggere il capocordata da una lunga caduta occorrono la corda, i sistemi di assicurazione e le protezioni (naturali o artificiali).
L’aggiunta di un decimale alla classe 5 inizialmente era limitata a un range compreso tra 0 e 9. che dava luogo a una scala che andava da 5,0 a 5,9. Fino al 1960, più o meno, la via di arrampicata più difficile sarebbe stata classificata con un 5,9. Negli anni Sessanta, tuttavia, il conseguimento di standard tecnici sempre maggiori rese necessaria l’introduzione di una scala a struttura aperta. II rigoroso protocollo decimale fu abbandonato, e fu adottato il 5,10, che indicava il livello tecnico superiore. Quando il sistema a struttura aperta portò all’inserimento di decimali più alti, come 5,11, 5,12 e oltre, non tutte le vie di arrampicata furono riclassificate in base alla nuova scala, lasciando una disparità tra le classificazioni della vecchia scuola e quelle del nuovo sistema.
Negli ultimi anni del Ventesimo secolo i valori della scala YDS raggiunsero il 5,15. Le classi comprese fra 5,10 e 5,15 furono suddivise in altri quattro sottolivelli, contrassegnati dalle lettere a, b, c, d, che servono a specificare ulteriormente il grado di difficoltà. La via di arrampicata più difficile della classe 5,12, per esempio, verrà classificata come 5,12d. A volte vengono usati anche il segno + e il segno -, allo scopo di definire ulteriormente; per esempio, il segno + potrebbe indicare che tutto il tiro è di difficoltà corrispondente a quella della classe attribuita, mentre il segno – potrebbe indicare che nel tiro c’è solo un passaggio
di difficoltà pari al livello segnalato.
Non è possibile definire in modo preciso l’esatto significato di tutti i decimali della classe di questo sistema di classificazione, ma si possono individuare delle caratteristiche geneerali comuni:
5,7: per gli scalatori esperti è un terreno facile; è qui che la maggior parte degli scalatori alle prime armi inizia ad arrampicare.
5,8-5,9: è il terreno sul quale si trovano a loro agio gli “scalatori del weekend”; implica le tecniche specifiche dell’arrampicata su roccia, come l’incastro, il dulfer e il ristabilimento.
5,10: uno scalatore del weekend appassionato può raggiungere questo livello.
5,11-5,15: è il regno degli scalatori esperti; richiede molto allenamento e una predisposizione naturale; spesso occorre lavorare più volte la stessa via.
La scala YDS valuta solo il passaggio più impegnativo di un tiro e, nel caso di via a tiri multipli, il tiro più difficile della salita; non dà indicazioni sulla difficoltà complessiva, sulle protezioni, sull’esposizione e sulla fatica. Alcune guide, tuttavia, attribuiscono a un tiro di corda una classe superiore a quella che corrisponderebbe al passaggio più difficile se ritengono che, pur facendo pane del livello inferiore, richieda un impegno notevole per l’intera durata dell’arrampicata. A ogni modo la parte introduttiva della guida dovrebbe specificare le eventuali variazioni apportate alla scala YDS.
Poiché il sistema YDS non calcola l’impatto potenziale di una caduta, ma solo la difficoltà di un passaggio o di un tiro, è stato creato un sistema di valutazione della gravità del volo. Di questa scala della gravità, introdotta nel 1980 da James Erickson, esistono varie versioni; leggete attentamente l’introduzione della vostra guida per capire qual è quella utilizzata.
PG-13: protezioni adeguate; se vengono posizionate in modo corretto, il volo non sarà lungo.
R: le protezioni sono considerate inadeguate; c’è la possibilità di un lungo volo, e in caso di caduta il capocordata riporterebbe delle ferite.
X: protezioni inesistenti o inadeguate; l’eventuale caduta sarebbe molto lunga, con conseguenze gravi e, forse fatali.
Le guide spesso includono anche valutazioni sulla qualità della via, ma bisogna tenere conto che sono ancora più soggettive rispetto alle classificazioni di base, perché tentano di dare indicazioni sull’aspetto estetico. Il numero di stellette attribuite a una via indica la qualità dell’itinerario agli occhi dell’autore della guida. Inoltre, non è mai stato stabilito il numero standard di stellette da attribuire alla via di arrampicata ritenuta qualitativamente migliore. Anche se una via non ha stellette, non è detto che non valga la pena lavorarla: di contro, una via cosparsa di stellette non necessariamente piacerà a tutti.
Arrampicata artificiale
Determinare la difficoltà di un passaggio o di una salita in artificiale è diverso dal dare un giudizio su una via da arrampicare in libera, poiché il sistema di classificazione utilizzato non è a struttura aperta, come nel caso della scala ms. La classificazione delle vie in artificiale indica la difficoltà incontrata nel posizionare le protezioni e la qualità delle protezioni stesse.
La scala utilizzata va da A0 ad A5, oppure da CO a C5. La “A” si riferisce all’arrampicata artificiale in genere, con l’ausilio di chiodi, spit o cunei, mentre la “C” indica l’arrampicata pulita, o ecologica, cioè senza martello e con il solo utilizzo di cunei, che non danneggiano la roccia. In alcuni casi è possibile arrampicare una via classificata con il sistema AO-A5 anche senza martello. Nel caso di una via classificata con il sistema CO-05, gli scalatori sono tenuti ad arrampicare in stile ecologico.
Il sistema di classificazione riportato qui di seguito viene usato in tutto il mondo, fatta eccezione per l’Australia, dove viene utilizzata una scala che va da MO a M8, dove “M” sta per “mechanical”, cioè meccanico, a indicare l’impiego di strumenti artificiali:
A0 o C0: sul posto ci sono delle protezioni fisse.
A1 o C1: le protezioni sono facili da posizionare, e ciascuna protezione è virtualmente in grado di sostenere una caduta. Spesso viene utilizzato il sistema “French free”, cioè si arrampica semplicemente afferrando la protezione fissa.
A2 o C2: le protezioni sono solide, ma potrebbe essere difficile posizionarle. Sul numero totale di protezioni ce ne potrebbero essere un paio poco efficaci.
A2+ o C2+: come I’A2, ma con maggiori probabilità di caduta, forse da 6 a 10 metri.
A3 o C3: proteggere la via è piuttosto difficile. Occorrono diverse ore per completare un tiro di corda, ed esiste la possibilità di una caduta da 18-24 metri, anche se senza il rischio di toccare terra o riportare ferite gravi. Prima di utilizzarle, occorre testare le protezioni.
A3+ o C3+: come l’A3, ma con la possibilità di riportare ferite gravi in caso di caduta. Le protezioni sono poco resistenti.
A4 o C4: esiste la possibilità di una caduta da 24-30 metri, con un atterraggio molto pericoloso. Le protezioni sono in grado di sopportare soltanto il peso dello scalatore.
A4+ o C4+: come l’A4, ma con pericoli maggiori e più tempo per completare l’ascensione.
A5 o C5: le protezioni sono in grado di sopportare soltanto il peso del corpo dello scalatore per un intero tiro di corda, e non ci sono protezioni solide, come gli spit. Una caduta del capocordata su un tiro di grado A5 significa un volo da 90 metri.
A5+: è una classificazione soltanto teorica; è come l’A5, ma con degli ancoraggi di assicurazione di cattiva qualità. In caso di caduta lo scalatore precipita fino a terra.
La classificazione dell’arrampicata artificiale è soggetta a continue modifiche. Quella che in passato era considerata una via di grado A4, potrebbe essere stata lavorata con dei chiodi al punto da accettare dei grossi cunei, rendendola una Cl. Le camme e altri attrezzi dell’ultima generazione in alcuni casi possono trasformare un’arrampicata difficile in una salita piuttosto facile, e alcune vie che erano considerate A5, in base agli standard attuali potrebbero essere classificate come A2 o A3.
Bouldering
Il bouldering — l’arrampicata su blocchi, piuttosto vicino al suolo — ha ottenuto una certa popolarità. Sebbene in passato fosse un gioco, praticato dagli alpinisti nei giorni in cui pioveva troppo per arrampicare, oggi il bouldering è diventato uno sport a sé stante. John Gill ha creato una scala B (dal termine inglese bouldering) per definire le difficoltà di questo tipo di arrampicata
B1: implica dei passaggi a elevato livello tecnico che sarebbero classificati come 5,12 o 5,13.
B2: questo valore viene attribuito a dei passaggi di difficoltà paragonabile a quella incontrata nei tratti più difficili dell’arrampicata su roccia (di grado 5,15, in base alla scala aggiornata al 2003).
B3: arrampicata di grado B2 che deve essere ripetuta. Una volta ripetuta, la classificazione scende automaticamente a B2.
John Sherman ha creato la scala V, a struttura aperta, che attribuisce un grado fisso alle difficoltà incontrate nel bouldering (a differenza della scala di Gill, che è un classificazione variabile). Come mostrato nella figura A.2, la scala di Sherman parte dal grado VO- (paragonabile al grado 5,8 della scala YDS), poi passa a VO, V0+, VI, V2 e così via, fino al grado V15. che è paragonabile al 5,15+ della scala YDS. Né la scala B di Gill, né la scala V di Sherman tengono conto delle conseguenze che avrebbe un atterraggio brusco su terreno ineguale.
ARRAMPICATA SU GHIACCIO
A causa della notevole variabilità delle condizioni in cui viene effettuata l’arrampicata sul ghiaccio e sulla neve è molto difficile stabilire una scala delle difficoltà. Gli unici fattori che in genere non variano nel corso della stagione e da un anno all’altro sono la lunghezza e l’inclinazione del pendio. La profondità del manto nevoso, lo spessore del ghiaccio e la temperatura influiscono sulle condizioni della via; questi fattori, oltre al tipo di ghiaccio e alla possibilità di posizionare delle protezioni, contribuiscono a determinare il grado di difficoltà di una via. I sistemi di classificazione utilizzati si riferiscono principalmente alle cascate di ghiaccio e ad altre strutture prodotte dall’acqua di scioglimento, più che alla neve solidificata e ai ghiacciai.
Valutazione dell’impegno
fattori determinanti in questo sistema di classificazione dell’arrampicata su ghiaccio sono la lunghezza del tratto di avvicinamento e della discesa, la lunghezza dell’arrampicata stessa, i pericoli oggettivi e il tipo di arrampicata (la scala in numeri romani di questo sistema non ha alcuna correlazione con quella utilizzata per la valutazione della difficoltà nell’arrampicata alpina).
I: via breve e facile, vicino alla strada, senza pericolo di valanghe e con discesa poco impegnativa.
II: via di uno o due tiri, a breve distanza dai soccorsi, con rischi oggettivi molto bassi.
III: via a più tiri a bassa quota, o via a un solo tiro con un tratto di avvicinamento che richiede circa un’ora di tempo. Il completamento della via richiede da qualche ora a un’intera giornata. Per la discesa potrebbe essere necessario costruire degli ancoraggi di calata, e la via potrebbe presentare il rischio di valanghe.
IV: via a più tiri a quote superiori; potrebbe richiedere diverse ore per l’avvicinamento, a piedi o con gli sci. È soggetta a rischi oggettivi, e la discesa potrebbe essere pericolosa.
V: via lunga e isolata; occorre un’intera giornata per completare la sola via. Per la discesa sono necessari diversi ancoraggi di calata. Esposizione prolungata al pericolo di valanghe o ad altri rischi oggettivi.
VI: lunga arrampicata su ghiaccio in contesto alpino, con uso prolungato di arrampicata tecnica. Solo degli scalatori molto esperti sarebbero in grado di completarla in un giorno solo. Avvicinamento e discesa di difficoltà elevata, con presenza costante di pericoli oggettivi, sempre in aree lontane dalla strada.
VII: tutto quello che caratterizza una via di grado VI, e anche di più. Per raggiungere la via potrebbero essere necessari diversi giorni di avvicinamento, e i pericoli oggettivi mettono a repentaglio la sopravvivenza degli scalatori. Inutile dire che è molto impegnativa, sia a livello fisico sia psicologico.
Valutazione tecnica
La valutazione tecnica prende in considerazione soltanto il tiro più difficile della via, tenendo conto del tipo di arrampicata, dello spessore del ghiaccio e delle formazioni naturali, come il ghiaccio stalattitico o a funghi, e gli strapiombi. Queste classi sono state suddivise ulteriormente, con l’aggiunta di un + al grado 4 e a quelli superiori, quando la via è più difficile rispetto alla categoria che le è stata attribuita.
1: lago ghiacciato o letto di un corso d’acqua
(l’equivalente di una pista di pattinaggio su ghiaccio).
2: tiro di corda con brevi sezioni di ghiaccio di pendenza fino a 80°; molte opportunità di posizionamento di protezioni sicure e ancoraggi.
3: tratti prolungati di ghiaccio di pendenza fino a 80°; in genere il ghiaccio è di buona qualità, con punti di riposo, ma per posizionate correttamente le protezioni e costruire gli ancoraggi bisogna essere molto abili.
4: tiro verticale o quasi verticale; può presentare caratteristiche particolari, come il ghiaccio stalattitico e una lunga distanza fra due elementi di protezione.
5: tiro lungo e faticoso – anche 50 metri di ghiaccio a 85-90° con pochi o nessun punto di riposo fra gli ancoraggi. Il tiro potrebbe essere più breve, ma su ghiaccio privo di caratteristiche naturali. Per posizionare le protezioni bisogna essere molto abili.
6: tiro di corda da 50 metri su ghiaccio completamente verticale, in alcuni casi anche di scarsa qualità; richiede agilità nei movimenti e abilità per il posizionamento delle protezioni da posizioni scomode.
7: un intero tiro di corda su ghiaccio sottile. verticale o strapiombante, di scarsa adesione. Si tratta di un tiro estremamente impegnativo, sia fisicamente sia psicologicamente, che richiede agilità e creatività.
8: ghiaccio sottile e strapiombante; occorrono massima agilità e molto coraggio. A questo livello l’arrampicata pura su ghiaccio è estremamente rara.
Queste categorie in genere descrivono una via durante la prima ascensione. Pertanto, una via che la prima volta era stata definita di grado 5, in un anno avaro di ghiaccio potrebbe diventare un 6-, e solo un 4+ in una stagione in cui il ghiaccio è molto spesso. Il valore numerico spesso è preceduto da un’ulteriore specificazione in lettere, come WI (water ice and frozen waterfal, ghiaccio idrico e cascata di ghiaccio congelata), AI (alpine ice, ghiaccio alpino), o M (mixed rock and ice, roccia mista a ghiaccio). Storicamente le arrampicate miste venivano classificate con il sistema decimale Yosemite.
Scala di difficoltà dell’arrampicata su ghiaccio del New England
Questo sistema è stato creato per indicare il grado di difficoltà dell’arrampicata sul ghiaccio idrico, che si trova in abbondanza nel New England. Può essere applicato a una normale ascensione in invernale, in condizioni meteorologiche moderate.
NEI I: ghiaccio idrico a bassa pendenza (4050°), oppure via lunga moderatamente in-nevata che richiede un livello base di competenza tecnica per salire in sicurezza.
NEI 2: ghiaccio idrico a bassa pendenza, con tratti sporgenti brevi fino a 60°.
NEI 3: ghiaccio idrico più ripido, con pendenza di 50-60° e sporgenze di 70-90°. –
NEI 4: brevi colonne verticali, con punti di riposo sparsi, su ghiaccio di 50-60°; arrampicata abbastanza impegnativa.
NEI 5: via su ghiaccio, generalmente a più tiri, con difficoltà piuttosto elevate e/o colonne verticali faticose; pochi punti di riposo.
NEI 5+: via a più tiri di pericolosità elevata, con lunghe sezioni verticali e notevoli difficoltà; a oggi indica la via di arrampicata su ghiaccio più impegnativa nel New England.
Arrampicata mista
Per semplificare la valutazione del tiro chiave su vie miste di roccia e ghiaccio Jeff Lowe introdusse il Modern Mixed Climbing Grade, il sistema di classificazione moderno delle vie in mista. Si tratta di una scala a struttura aperta, che va da MI a MI I; è possibile aggiungere il segno + o -, per definire meglio la classificazione ed evitare l’eccessiva concentrazione in uno solo dei gradi di difficoltà. I più grandi alpinisti sono concordi nell’affermare che in Europa le scale M sono gonfiate di un grado rispetto all’effettiva difficoltà. La figura A.3 mette a confronto la scala M e la scala YDS.
Arrampicata mista
Per semplificare la valutazione del tiro chiave su vie miste di roccia e ghiaccio Jeff Lowe introdusse il Modern Mixed Climbing Grade, il sistema di classificazione moderno delle vie in mista. Si tratta di una scala a struttura aperta, che va da MI a MI I; è possibile aggiungere il segno + o -, per definire meglio la classificazione ed evitare l’eccessiva concentrazione in uno solo dei gradi di difficoltà. I più grandi alpinisti sono concordi nell’affermare che in Europa le scale M sono gonfiate di un grado rispetto all’effettiva difficoltà. La figura A.3 mette a confronto la scala M e la scala YDS.
ALTRI SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE
Esistono diversi sistemi di classificazione del grado di difficoltà di arrampicata, usati in tutto il mondo. La figura A.1 mette a confronto le scale principali. A parte i sistemi più diffusi, descritti in questa sezione del libro, ce ne sono altri, applicati in diverse parti del mondo, che si differenziano per il modo in cui considerano fattori quali la pericolosità, le condizioni meteorologiche locali e alcuni fenomeni particolari. L’Alaska Grade, per esempio, una scala utilizzata esclusivamente in Alaska, tiene conto delle violente bufere, del freddo rigido, dell’altitudine e della formazione di comici, e va dal grado I al grado 6 (invece di utilizzare la scala di valutazione dell’impegno generale, dall’I al VII).
Quando arrampicate in una zona che non conoscete rivolgetevi prima alle autorità locali. consultate delle guide e parlate con qualcuno che ha già arrampicato in quell’area, in modo da essere informati sulla scala di difficoltà utilizzata in quell’area e sulle sue peculiarità.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.