Le valanghe sono provocate dalla combinazione di vari tipi di neve. Ogni tempesta deposita un nuovo strato di neve; è persino possibile che, durante la stessa tempesta, venga depositato un nuovo strato ogni volta che cambia la direzione del vento o che la temperatura si alza o si abbassa. Dopo che sono stati depositati i nuovi strati, la loro struttura viene continuamente alterata dal vento, dai cambiamenti di temperatura, dal sole e dalla forza di gravità. Ogni strato è composto da una serie di cristalli di neve, che sono simili nella forma e tipo di legame. Poiché ogni strato — e i cristalli che lo compongono — è diverso dagli altri, ciascuno reagisce diversamente alle forze esterne. Conoscere queste differenze può aiutare a conoscere e a evitare le valanghe.
Le valanghe in genere sono suddivise in categorie in base al meccanismo di distacco: le valanghe di neve a debole coesione partono in punto preciso, mentre quelle di neve a lastroni iniziano in blocchi. Di solito le valanghe a lastroni sono molto più grandi e interessano strati più profondi; tuttavia, le valanghe di neve a debole coesione possono essere altrettanto pericolose, soprattutto se la neve è bagnata e pesante o se a loro volta scatenano delle valanghe a lastroni o il crollo dei seracchi.
Valanghe di neve a debole coesione
Le valanghe di neve a debole coesione possono verificarsi in seguito all’accumulo di neve nuova su un pendio ripido: se non riesce ad assestarsi, la neve inizia a rotolare lungo il versante, trascinando con sé altra neve man mano che precipita. Anche il sole e la pioggia possono contribuire a indebolire i legami fra i cristalli di neve, riducendone la capacità di coesione, soprattutto se si sono depositati di recente: i singoli grani scivolano lungo il pendio, formando la valanga. Anche l’uomo può provocare il distacco, disturbando l’equilibrio del manto nevoso mentre scia o scende in scivolata. Le valanghe di neve a debole coesione possono trascinare gli escursionisti in un crepaccio o contro una falesia, distruggere le tende, seppellire o portare via attrezzatura di importanza vitale.
Valanghe di neve a lastroni
Rispetto alle valanghe di neve a debole coesione, quelle a lastroni sono più difficili da prevedere, perché coinvolgono degli strati sepolti che spesso non sono visibili dalla superficie. In genere lo strato di neve fragile è compreso fra un lastrone e lo strato basale (fig. 26.8). La valanga si forma quando qualcosa disturba lo strato debole sepolto, riducendone l’aderenza al lastrone soprastante.
Le valanghe di neve a lastroni provocano danni equivalenti o superiori a quelli causati dalle valanghe di neve a debole coesione: questo tipo di slavina, infatti, non solo travolge gli alpinisti e le loro attrezzature, seppellendole, ma è stato dimostrato che l’altissima velocità di una valanga a lastroni e la violenta forza dell’impatto possono travolgere interi edifici e trasportare verso valle oggetti e persone per centinaia di metri.
È difficile riuscire resistere a una valanga di questo tipo che precipita a valle; inoltre, la neve si indurisce rapidamente, rendendo difficoltosa la respirazione per il travolto e ostacolando i soccorsi.
Lo strato fragile sepolto
La brina di profondità e la brina di superficie sepolta sono gli strati deboli più conosciuti. Sono in grado di resistere a un carico verticale significativo, ma hanno una resistenza al taglio molto bassa: questo significa che slittano facilmente sul loro asse orizzontale. Questi strati deboli possono crollare come una casa costruita con le carte da gioco, e la loro struttura può cedere come una fila di tessere del domino. Inoltre, la brina di profondità e la brina di superficie sepolta possono sopravvivere per settimane o addirittura per mesi, con variazioni minime nella loro fragile struttura.
La brina di superficie si può formare su tutto il manto nevoso, ma resiste più a lungo nelle zone d’ombra protette dal vento. Quando viene sepolta dalle precipitazioni successive si trasforma in uno strato fragile, che può favorire il distacco delle valanghe. Questo tipo di brina diventa ancora più pericoloso se la prima precipitazione, dopo la formazione della brina, avviene quando il clima è freddo e poco ventoso.
La brina di profondità matura più in fretta nella neve poco profonda dei primi mesi invernali, quando il suolo è ancora caldo e l’aria è fredda (condizioni comuni nelle regioni continentali), ma può formarsi in qualunque luogo e in qualunque momento se ci sono grosse
differenze di temperatura fra profondità diverse del manto nevoso (gradiente termico). Quando, per effetto della differenza di temperatura e di pressione, le molecole del vapore acqueo si muovono verso le pareti dei cristalli di ghiaccio, anziché verso i legami che li uniscono, inizia l’indebolimento dello strato. Questo provoca la formazione di grani di ghiaccio a bassa coesione, simili allo zucchero. Pertanto la brina di profondità nen matura (ferme solide e sfaccettate) può essere fragile quanto quella matura (forme aperte, a calice o a spirale).
La neve pallottolare sepolta (grandine molle, fig. 26.1g) costituisce un altro elemento di debolezza all’interno del manto nevoso perché, se sottoposta a sollecitazione, potrebbe produrre un effetto analogo a quello dei cuscinetti a sfera. Un altro fattore di debolezza, che potrebbe facilitare il distacco di una valanga a lastroni, è rappresentato dai cristalli a piastra (fig. 26.1a).
Gli strati deboli sepolti che si trovano sopra i ghiacciai potrebbero resistere più a lungo rispetto a quelli che ricoprono il suolo nudo. Il ghiaccio, infatti, riduce la quantità di calore geotermico che dal suolo raggiunge la neve, mantenendo la temperatura più bassa e rallentando il metamorfismo. Questo significa che gli strati deboli sepolti dalla neve stagionale, quando si trovano sopra un ghiacciaio, possono resistere alle tempeste di neve e fino a estate inoltrata, molto dopo che i pendii innevati adiacenti si sono stabilizzati.
Lo strato a lastroni
Quando gli strati fragili del manto nevoso cedono, la neve soprastante (un singolo strato o una serie di strati sovrapposti) inizia a scivolare. Se la neve ha una capacità di coesione sufficiente a creare una certa tensione – cioè se è abbastanza compatta da formare un lastrone – si possono formare delle lunghe fratture che si propagano attraverso il pendio. Le spaccature molto lunghe possono provocare la formazione di blocchi grossi e pesanti, che si staccano facilmente dal resto del pendio, per esempio lungo i margini o alla base, dove in genere si trova la neve più stabile.
I lastroni di solito sono formati da strati fragili di neve trasportata dal vento; spesso i venti depositano la neve sul lato sottovento delle creste, formando dei cumuli a forma di cuscino, più spessi al centro del pendio (dove grava la maggior parte del peso del lastrone, e pertanto il pericolo di distacco è maggiore) e più sottili ai bordi. In caso di distacco i lastroni formati dal vento possono anche non rompersi, provocando la caduta a valle di masse di proporzioni enormi.
Di solito i lastroni sono costituiti da strati di cristalli aghiformi (fig. 26.1d), ammassati caoticamente, e da strati di cristalli ramificati formati da numerosi bracci intrecciati fra loro (fig. 26.1b-e), che spesso si polverizzano subito dopo il distacco, formando delle valanghe di neve polverosa che scorrono a gran velocità.
Le spesse croste da rigelo formatesi per azione della pioggia spesso si estendono su superfici fragili, e raramente sono coinvolte nelle valanghe finché non iniziano a sciogliersi, in primavera. Di contro, le croste da rigelo sono di solito sono più sottili e fragili di quelle pioggia e possono essere incorporate in un gruppo di lastroni.
Se la neve soprastante è troppo calda o troppo bagnata rispetto allo strato debole, potrebbe anche non rompersi, ma deformarsi leggermente, come reazione alla variazione dell’attrito basale, rimanendo sul pendio; tuttavia, se lo stato debole sottostante cede bruscamente, e il movimento iniziale è significativo, anche questo lastrone bagnato e flessibile può trasformarsi in una valanga. Questa situazione si verifica comunemente in primavera, quando gli strati spessi della brina di profondità vengono indeboliti dalla penetrazione dell’acqua da disgelo. Il conseguente crollo della brina di profondità può provocare un rapido movimento di flessione, come la sferzata di una frusta, che sovraccarica il lastrone, causandone la frattura e il distacco. Questo effetto a frusta può anche verificarsi in presenza di neve asciutta. Se la neve soprastante è fragile e ha una capacità di coesione bassa, e quindi tecnicamente non costituisce un lastrone, il cedimento dello strato debole può avere come conseguenza il fatto che i grani della neve superficiale crollino gli uni sopra gli altri, pur rimanendo dove si trovano. Tuttavia, se lo strato debole è costituito da brina di superficie sepolta o da cristalli ramificati o a piastra leggermente arrotondati, il cedimento può essere così rapido che anche gli strati di neve più fragili potrebbero trasformarsi in una valanga di neve a lastroni.
Lo strato basale
Lo strato basale è la parte iniziale della superficie di scorrimento di una valanga. In genere è costituito da uno strato uniforme di neve vecchia, da una crosta da rigelo, da ghiaccio, da un letto roccioso o erboso. I punti di contatto fra questa superficie uniforme e la neve soprastante vengono ulteriormente indeboliti dalle variazioni di temperatura, che favoriscono la formazione di brina di profondità, o dall’infiltrazione di acqua da disgelo o piovana. Lo strato basale può anche essere costituito dai frammenti della brina di profondità, dopo il cedimento.
I fattori che scatenano le valanghe
L’essere umano è uno dei principali fattori scatenanti del fenomeno delle valanghe. Gli escursionisti che salgono con le racchette da neve e quelli che praticano lo scialpinismo, soprattutto quando invertono la direzione di marcia, possono compromettere l’equilibrio degli strati di brina superficiale o di profondità. Le curve rapide e i movimenti trasversali compiuti dai discesisti e dagli snowboarder possono provocare il distacco di valanghe di neve a debole coesione e di valanghe di neve a lastroni poco resistenti, fragili ma molto veloci. Gli sciatori che scendono a spazzaneve, gli snowboarder e gli escursionisti che scendono in scivolata possono causare il distacco di valanghe di neve bagnata a debole coesione odi neve bagnata a lastroni. È persino possibile scatenare una valanga camminando o sciando al di sotto di un pendio, soprattutto se gli strati fragili sepolti sono costituiti da brina di superficie o di profondità, perché quando la delicata struttura dei cristalli cede può scatenare
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.