Gli scalatori ritengono che un incontro diretto con il maltempo sia la conseguenza di una scarsa considerazione degli elementi o della sfortuna. Non ci sono dubbi sul fatto che un’escursione in montagna esponga l’alpinista a fenomeni meteorologici più pericolosi rispetto a qualunque altro contesto ambientale della terra. Trovare riparo non è sempre facile, e le cime maggiori a volte creano dei fenomeni atmosferici a sé stanti. Nonostante i miglioramenti ottenuti nel campo delle previsioni, le conoscenze in questo campo, soprattutto in riferimento alle regioni montagnose, sono ancora incomplete. Uno scalatore prudente controlla i bollettini meteorologici prima di partire, ma è anche in grado di fare delle previsioni direttamente sul posto.
LE FORZE CHE PROVOCANO I FENOMENI METEOROLOGICI
Il sole
II sole fa molto di più che illuminare il pianeta terra. È il motore che aziona l’atmosfera terrestre, fornendo il calore che, insieme ad altri fattori, provoca le variazioni di temperatura responsabili del vento, della pioggia, della neve, dei tuoni e dei lampi, cioè dei fenomeni meteorologici.
La variabilità dell’impatto del sole è determinata dal fatto che l’intensità delle radiazioni solari sulla superficie terrestre non è uniforme; vicino all’equatore, per esempio, il calore del sole è più intenso. La differenza di temperatura fra l’equatore e i poli, dunque, non deve sorprendere. Oltre a provocare delle enormi diversità nella temperatura questo comporta anche i movimenti dell’aria, che impediscono il surriscaldamento o il raffreddamento illimitato, e moderano i picchi estremi registrati dal termometro.
II movimento dell’aria
Il movimento orizzontale dell’aria (quello che chiamiamo vento) è fin troppo familiare a tutti coloro che hanno provato a montare una tenda in montagna. Tuttavia, oltre a spostami lateralmente, l’aria sale e scende, provocando dei movimenti verticali che possono generare o dissolvere le nuvole. Quando l’aria si raffredda diventa più densa e si abbassa; la pressione dell’aria aumenta. Quando si riscalda, invece, diventa meno densa, e di conseguenza tende a salire, mentre la pressione diminuisce.
Queste variazioni di pressione, che sono il risultato delle differenze di temperatura, producono gli spostamenti dell’aria, cioè il vento. Generalmente l’aria si sposta da una zona di alta pressione a una di bassa pressione (fig. 27.1).
Spostandosi dall’alta alla bassa pressione l’aria porta con sé l’umidità. Quando l’aria sale e si raffredda, l’umidità si condensa, formando le nuvole e la nebbia. Questo succede perché, in seguito al raffreddamento, la capacità dell’aria di trattenere il vapore acqueo diminuisce. Il processo di raffreddamento e condensazione nell’atmosfera avviene su vasta scala, quando l’aria si sposta da sistemi di alta pressione a sistemi di bassa pressione.
Dal momento che l’aria polare e artica è più fredda – e dunque più densa – di quella delle regioni meridionali, tende a scendere. La zona nella quale si abbassa e si accumula è una regione di alta pressione. Quando l’aria scende e la pressione aumenta, anche la temperatura tende a salire, un po’ come succede a un gruppo di giocatori di rugby che vengono placcati dal basso: si stringono verso il centro e la loro temperatura – e il temperamento – salgono. Nell’atmosfera, quando un’area di alta pressione si scalda, l’umidità presente tende a evaporare. Questo è il motivo per cui l’Artide è caratterizzata da precipitazioni molto scarse. Anche se questo movimento verso il basso riscalda l’aria quanto basta per far evaporare molta dell’umidità presente, non è sufficiente a trasformare i poli nei tropici.
La rotazione della terra
Se il pianeta terra non ruotasse la fredda aria polare continuerebbe a spostarsi verso sud, fino all’equatore. L’intenso calore solare in prossimità dell’equatore costringe l’aria a salire, creando una regione di bassa pressione che circonda il globo. Quando l’aria che si trova in questa fascia sale, si raffredda e il vapore acqueo si condensa, formando le goccioline di acqua liquida che costituiscono le nuvole. Qualunque fotografia scattata da un satellite mostra delle fasce estese di precipitazioni a carattere temporalesco sopra o vicino all’equatore.
Tuttavia, l’aria proveniente dai poli, che si abbassa e si sposta verso sud, e quella che sale dall’equatore, non formano semplicemente un anello che si sposta da nord a sud e viceversa, perché la rotazione della terra sul suo asse devia quest’aria. Parte dell’aria che sale dall’equatore scende sulle aree subtropicali, creando una zona di alta pressione. A sua volta, parte dell’aria che si sposta da queste zone subtropicali va verso nord, incontrando l’aria che dai poli sta scendendo verso sud. Il confine fra queste due masse d’aria così diverse fra loro viene chiamato fronte polare. Quando questo confine non si sposta, viene chiamato fronte stazionario, ed è spesso la culla nella quale si sviluppano i temporali.
Fronte freddo e fronte caldo
A causa dei notevoli contrasti di temperatura all’interno del fronte polare, e agli squilibri provocati dalla rotazione della terra e dalle diverse influenze esercitate dal territorio, dai mari, dal ghiaccio e dalle montagne, pane dell’aria fredda e asciutta proveniente da nord si sposta verso sud. Questo costringe parte dell’aria calda a salire. La zona in cui l’aria fredda sostituisce quella calda si chiama fronte freddo (fig. 27.2a), mentre la zona in cui l’aria calda sostituisce gradualmente quella fredda viene definita fronte caldo (fig. 27.2b); entrambi i tipi di fronti si presentano come un’onda sul fronte stazionario. Un fronte occluso combina le caratteristiche del fronte freddo a quello del fronte caldo, e solitamente si trova vicino al centro di un sistema di bassa pressione maturo.
Il fronte freddo e il fronte caldo sono caratterizzati rispettivamente da nubi ben definite, il che aiuta gli alpinisti a distinguere un tipo di fronte dall’altro. Le nuvole che si vedono davanti, dietro o lungo un fronte freddo sono i cumuli (fig. 27.3a), gli altocumuli (fig. 27.3b), i cumulonembi (fig. 27.3c) e gli stratocumuli (fig. 273d). Queste nuvole sono dense, simili a zucchero filato. Il termine cumulo si riferisce alla tipica forma a sviluppo verticale. Gli stratocumuli, come spiega il nome stesso, sono costituiti da strati sovrapposti di nuvole a cumulo.
Le nuvole che si trovano davanti o lungo un fronte caldo sono l’alone (fig. 27.3e), le nuvole lenticolari (fig. 27.3f, gli strati (fig. 27.3g), i cirrocumuli (fig. 27.3h), i cirrostrati (fig. 27.3i), gli altostrati (fig. 27.3j) e i nembostrati (fig. 27.3k).
ronda che si sviluppa lungo quello che inizialmente era un fronte stazionario può trasformarsi in un sistema a bassa pressione, con l’aria che circola in senso antiorario intorno alla zona di bassa pressione, o ciclone (cioè la direzione opposta dell’aria che si sposta intorno a una zona di alta pressione, o anticiclone); anche questa è una conseguenza della rotazione della terra e dell’attrito.
TUONI E FULMINI
I temporali possono essere scatenati dalla collisione di diverse masse d’aria, a causa dello spostamento dei fronti, oppure dal rapido riscaldamento dell’aria quando viene a contatto con i pendii delle montagne scaldati dal sole. Quando l’aria si riscalda tende a salire; se l’atmosfera soprastante è sufficientemente fredda, l’aria continuerà a salire, producendo quelli che vengono chiamati i temporali di masse d’aria. Un solo fulmine può portare la temperatura dell’aria circostante fino a 25.000 °C. L:aria, riscaldata dall’intensa scarica elettrica, si dilata, generando dei tuoni assordanti.
In montagna i temporali possono essere pericolosi, e non solo a causa della scarica provocata dal lampo.
I lampi, infatti, possono scatenare degli incendi molto pericolosi, mentre un temporale, anche di intensità moderata, può rilasciare fino 473 milioni di litri di acqua piovana. Le violente inondazioni che ne derivano invadono rapidamente i letti dei corsi d’acqua e le valli, spazzando via interi campeggi. La popolarità crescente del torrentismo, e in particolare della discesa in corda doppia di profondi canyon incassati, aumenta l’esposizione degli alpinisti alle inondazioni e al rischio di annegamento. I temporali, inoltre, possono anche generare venti di intensità violentissima, capaci di abbattere intere foreste.
Prendendo alcune precauzioni è possibile evitare gran parte degli incidenti causati dai temporali alpini. La prima cosa da fare è ascoltare le previsioni e leggere i bollettini meteorologici aggiornati, prima di mettersi in cammino.
CHE COSA FARE SE SONO PREVISTI TEMPORALI
Prima di mettervi in cammino consultate i bollettini meteorologici e le previsioni aggiornate.
Non accampatevi né arrampicate in una valle o in una gola stretta.
Non camminate né arrampicate nelle aree esposte, ad alta quota.
Iniziate ad arrampicare al mattino presto e rientrate prima di sera.
Fate attenzione ai cumuli che crescono rapidamente con uno sviluppo verticale, perché potrebbero indicare un temporale imminente.
Fate attenzione ai cumuli che, da bianchi, diventano progressivamente grigio scuro o neri.
Calcolare la direzione di un temporale
Potete calcolare la direzione in cui si sta muovendo un temporale semplicemente utilizzando un orologio, sulla base dell’intervallo di tempo fra il lampo e il tuono. Nel momento in cui vedete il bagliore del fulmine, iniziate a cronometrare i secondi; interrompete il conteggio quando sentite la detonazione del tuono.
Dividete per tre il numero di secondi; il risultato è la distanza del temporale da voi, misurata in chilometri. Continuate a cronometrare lo scarto fra i lampi e i tuoni, rimanendo nello stesso posto, in modo da capire se il temporale si sta avvicinando oppure allontanando da voi: se l’intervallo di tempo diminuisce, significa che il temporale è in avvicinamento, mentre se aumenta vuoi dire che si sta allontanando.
Questo metodo si basa sul principio secondo il quale la luce del lampo viaggia molto più rapidamente del rumore del tuono. Anche se il tuono esplode praticamente nello stesso istante in cui si verifica la scarica del fulmine, il suono prodotto viaggia verso di voi alla velocità di un chilometro ogni 3 secondi, mentre il bagliore del lampo, che viaggia a 300.000 chilometri al secondo, vi raggiunge praticamente all’istante. Questa è la ragione per cui vedete il lampo prima di sentire il tuono, a meno che il temporale non sia molto troppo vicino.
Se il temporale si avvicina
Se venite sorpresi da un temporale mentre vi trovate all’aperto, cercate un riparo. Le tende non sono la protezione ideale, perché i pali di metallo potrebbero attirare i parafulmini; state lontani dalla paleria e dagli oggetti bagnati che si trovano all’interno della tenda. Per evitare di essere colpiti da un fulmine, prendete le precauzioni seguenti:
-allontanatevi dall’acqua, perché è un buon conduttore di elettricità;
-se vi trovate in una valle aperta o su un prato, cercate una depressione nel terreno;
-se avete i capelli “elettrici”, spostatevi immediatamente;
-evitate di rimanere sulla cima di una cresta, in punti esposti, vicino o al di sotto di alberi solitari ad alto fusto, soprattutto se sono isolati e malati;
-se vi trovate in un’area boschiva, cercate un punto in cui ci sono alberi della stessa altezza;
-non rimanete vicino o sopra a picchi o guglie;
-state lontano e non toccate gli oggetti metallici o gli attrezzi di grafite, come le piccozze, i ramponi, gli attrezzi da arrampicata e la struttura rigida dello zaino;
-se possibile cercate di isolarvi dal terreno. Sedetevi su uno zaino o su un materassino, in modo da proteggervi dall’elettricità che si propaga attraverso il terreno, anche se la corrente potrebbe diffondersi anche attraverso il materiale isolante;
-accovacciatevi, in modo da ridurre la parte del corpo esposta, e copritevi la testa e le orecchie;
-non sdraiatevi, perché in questo modo mettereste a contatto con il terreno una superficie più estesa del vostro corpo, aumentando la conduzione di elettricità.
VENTI LOCALI
Conoscere la direzione dei venti, sia sulla superficie terrestre sia negli strati più alti dell’atmosfera, è fondamentale per prevedere lo sviluppo dei fenomeni meteorologici. Dal momento che le montagne, per la loro stessa natura, alterano sensibilmente il sistema dei venti, conoscente le caratteristiche anche a livello locale è essenziale ai fini dell’alpinismo, perché questo può fare la differenza tra raggiungere la cima, rimanere chiusi in tenda, o essere spazzati via dalla montagna.
Il vento nei passi
I venti spesso si incanalano nelle cavità del terreno, per esempio in mezzo a due picchi o nei passi di montagna. Quando si spostano in mezzo a questi valichi, viaggiano a velocità doppia rispetto al normale (fig. 27.5).
Potete sfruttare questa informazione a vostro vantaggio. Se possibile, misurate la velocità superficiale del vento posizionandovi so-pravento rispetto a un valico, prima di avvicinarvi, e calcolate che all’interno del varco la velocità che avete rilevato potrebbe facilmente raddoppiare. Evitate di campeggiare vicino alla parte sottovento del valico, e scegliete una via di arrampicata che non sia esposta a questo tipo di venti. Un grosso picco sottovento può bloccare o rallentare i venti per alcune miglia.
Venti di valle e catabatici
Vicino alle creste generalmente si trova un tipo di terreno caratterizzato da vegetazione scarsa. Poiché si scalda più facilmente del terreno vallivo, ricco di vegetazione, e dal momento che l’aria calda tende a salire, si crea un vento che si solleva dai lati della valle e soffia sulle cime delle creste soprastanti. Queste brezze ascendenti, chiamate venti di valle, possono raggiungere velocità pari a 16-24 chilometri all’ora, raggiungendo la velocità mas-
Fohn (o chinook).
sima nel primo pomeriggio e attenuandosi poco prima del tramonto.
Di notte la terra si raffredda e l’aria fredda scende verso il basso, creando un vento definito catabatico. Queste brezze discendenti raggiungono l’intensità maggiore dopo mezzanotte, affievolendosi appena prima dell’alba. Accampandosi alla base di una falesia si corre il rischio di imbattersi in una fredda brezza serale. Più esposti sono i pendii che si trovano fra il campo e la cresta soprastante, maggiore è la velocità del vento.
Fohn e chinook
Quando i venti scendono lungo un pendio la temperatura dell’aria può aumentare drasticamente, generando un vento chiamato fohn o, negli Stati Uniti occidentali, chinook. Mentre scende l’aria si scalda e si comprime sul lato sottovento della cresta, a volte provocando un aumento della temperatura pari a 17 gradi in pochi minuti, sciogliendo 30 centimetri di neve in poche ore (fig. 27.6). Si tratta di venti importanti, a causa dell’elevata velocità, del rapido aumento della temperatura dell’aria, e della capacità di sciogliere rapidamente grossi quantitativi di neve e provocare inondazioni. Questi venti possono aumentare il rischio di valanghe, indebolire i ponti di neve e provocare un rapido aumento del livello dei corsi d’acqua. Ci sono dei segnali che permettono di prevedere l’arrivo del fohn, o chinook, ed evitare i relativi rischi. Aspettatevi l’arrivo di questo tipo di vento con un aumento della temperatura pari a 3 °C per 300 metri di discesa, se si presentano queste tre condizioni
-se vi trovate sottovento rispetto a una grossa cresta, in particolare a est della catena montuosa;
-se la velocità del vento sulla cresta supera i 48 chilometri all’ora;
-se ci sono delle precipitazioni sopra la cresta.
Bora
L’opposto del chinook è la bora o, come viene chiamata in Groenlandia, il piteraq. La bora è un vento semplice costituito da aria cosi fredda che il suo movimento discendente, mentre soffia lungo il pendio, non riesce a scaldarlo in modo significativo. Questo vento, caratterizzato da temperature sotto zero, è piuttosto comune in prossimità di grossi ghiacciai, e la sua velocità supera facilmente gli 80 chilometri all’ora. La bora può spazzare via le tende, far perdere l’equilibrio alle persone, abbassare l’indice di raffreddamento a livelli preoccupanti (vedere l’appendice B, Indice di raffreddamento), e ridurre notevolmente la visibilità a causa della neve sollevata dal vento.
PREVISIONI METEOROLOGICHE SUL POSTO
La raccolta e la valutazione dei dati relativi alle condizioni meteorologiche non devono concludersi una volta arrivati all’imbocco del sentiero o all’inizio della via di arrampicata. I cambiamenti del tempo, che in montagna possono essere causa di incidenti, raramente si verificano senza preavviso. A volte gli indizi possono essere minimi, ma in altri casi sono evidentissimi (vedere la tabella).
Nessuno dei fattori indicati in tabella, preso singolarmente, è sufficiente a fare una previsione affidabile; occorre considerarli tutti, con molta attenzione. La parte restante di questo paragrafo fornisce alcune linee guida per la valutazione di questi elementi, che servono a integrare le informazioni contenute nei bollettini meteorologici e nelle previsioni, controlla e prima della partenza.
Monitoraggio della pressione dell’aria
Un barometro o un barometro-altimetro possono dare un’indicazione molto affidabile dell’avvicinamento di un fenomeno temporalesco. Il barometro misura la pressione dell’aria, mentre un barometro altimetro, oltre a misurare la pressione dell’aria, indica le variazioni di altitudine. Su un altimetro la diminuzione della pressione dell’aria viene segnalata con un aumento dell’altitudine, anche se in realtà non c’è stata variazione di quota; allo stesso modo, l’aumento della pressione dell’aria viene segnalato con una diminuzione dell’altitudine, anche se non c’è stata variazione di quota.
La tabella 27.2 analizza lo sviluppo di un sistema di bassa pressione. Tenete presente che anche il rapido accumulo di alta pressione può avere degli effetti da non sottovalutare, primi fra tutti i venti forti.
CONFRONTO TRA PREVISIONI E CONDIZIONI REALI
Informatevi sulle condizioni meteorologiche almeno un giorno, ma possibilmente due prima della partenza, poiché questo vi dà la possibilità di verificare la correttezza delle previsioni confrontandole con le condizioni reali. Se le previsioni sono abbastanza vicine a quello che vedete, potete procedere con il vostro programma molto più sicuri di quanto fareste se vi foste accorti che le previsioni e le condizioni reali sono diametralmente opposte.
Due giorni prima dell’escursione
-Controllate le condizioni meteorologiche generali: la posizione delle zone di alta e bassa pressione e dei fronti.
-Controllate le previsioni del tempo relative ai due giorni successivi.
Un giorno prima dell’escursione
-Controllate le condizioni del tempo attuali, in modo da verificare l’accuratezza delle previsioni del giorno precedente.
-Controllate di nuovo le condizioni meteorologiche generali: la posizione delle zone di alta e bassa pressione e dei fronti.
-Controllate le previsioni del tempo relative ai due giorni successivi.
-Se viene menzionata la possibilità di venti forti, temporali o precipitazioni abbondanti di pioggia o neve, organizzatevi per ottenere degli aggiornamenti ogni 6-8 ore. L’intervallo di tempo che intercorre fra la previsione e la possibilità di riscontro è breve, a causa del fatto che a volte le variazioni sono molto rapide.
Il primo giorno dell’escursione
-Controllate le condizioni del tempo attuali, in modo da verificare l’accuratezza delle previsioni del giorno precedente.
-Controllate le previsioni del tempo relative all’intera durata dell’escursione.
-Decidete se partire o restare, in base alle previsioni attuali e a quelle precedenti, alla vostra esperienza personale e alle caratteristiche dell’escursione.
APPLICAZIONE DELLE INFORMAZIONI
Prima di partire per un’escursione gli alpinisti possono attingere a diverse fonti di informazione, in modo da conoscere le condizioni meteorologiche che li attendono. Anche se la singola informazione ha un’utilità limitata, nel loro insieme i dati raccolti sono estremamente utili. La prima cosa che bisogna fare è controllare le previsioni relative al luogo dell’arrampicata; a questo seguirà un’attenta osservazione durante l’uscita; in seguito gli alpinisti dovranno continuare a monitorare le variazioni del manto nuvoloso, della pressione, della direzione e della velocità del vento. Considerate attentamente tutte queste informazioni prima di scegliere l’itinerario di avvicinamento, la via di arrampicata e il luogo in cui bivaccare. e prima di stabilire gli orari di partenza e di ritorno. La conoscenza costante delle condizioni ambientali e del loro impatto sui vostri programmi vi garantirà un margine di sicurezza maggiore durante il vostro viaggio alla conquista della libertà delle montagne.
Luca Mattiello è un appassionato della montagna e uno specialista dell'attrezzatura necessaria per esplorare e affrontare le sfide di questo ambiente unico. Con una profonda passione per l'avventura all'aperto e una vasta conoscenza delle tecniche di escursionismo, alpinismo e trekking, Luca si dedica a condividere le sue esperienze e conoscenze.